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Aiuti multipli a start up e Pmi innovative

Con l’ingresso a regime delle due principali agevolazioni fiscali ricollegabili agli investimenti in ricerca e sviluppo (credito d’imposta per R&S e patent box) il legislatore ha in un certo senso “dato sostanza” ad altre due misure finalizzate a incentivare i processi di innovazione: le start up innovative e le Pmi innovative.
Entrambi i provvedimenti sono incentrati sull’innovazione tecnologica, di cui la ricerca e lo sviluppo rappresentano i naturali strumenti.
Tutte le agevolazioni in questione sono destinate ai soggetti in contabilità ordinaria, ad eccezione del credito d’imposta R&S, che può essere usufruito «da tutte le imprese indipendentemente (…) dal regime contabile adottato».
Riguardo ai profili di compatibilità tra le due tipologie di agevolazione (civilistica e fiscale) – in carenza di supporti interpretativi ufficiali – si ritiene che non sussistano limiti, proprio per il fatto che si tratta di misure che “agiscono” in modo autonomo, agevolando da un lato il reddito d’impresa (R&S e patent box) e dall’altro gli investimenti effettuati dai soci (start up e Pmi innovative).
L’imprenditore “innovativo” dovrà quindi confrontarsi con una serie di opzioni “fiscali” per valutare l’investimento nel suo complesso. In particolare, dovrà fare due considerazioni:
– innanzitutto, per usufruire del credito d’imposta R&S è necessario un «volume di spesa» di almeno 30mila euro per periodo d’imposta, con un approccio incrementale rispetto agli investimenti effettuati nel triennio 2012-2014;
– in secondo luogo, la scelta dello strumento giuridico “esogeno” è finalizzata allo sfruttamento massimo dell’agevolazione stessa: l’investitore dovrà perciò verificare la convenienza nell’effettuare il conferimento di capitale a titolo personale oppure a titolo di una società di persone e/o di capitali.

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