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Beni d’impresa, nuovo test di convenienza

La riapertura dei termini per le operazioni agevolate di assegnazione, cessione e trasformazione fa ripartire i calcoli di convenienza per le società interessate.
Il primo aspetto da valutare consiste nella scelta di quella più idonea al caso concreto, naturalmente ipotizzando che siano presenti i requisiti di legge per aderire alle diverse fattispecie.
Assegnazione, cessione e trasformazione in società semplice si presentano, ancor prima civilisticamente che fiscalmente, come scelte nettamente distinte, con effetti diversificati tanto per la società quanto per i soci, rispondendo a esigenze di natura diversa. È tuttavia comprensibile che la società si ponga nell’ottica di confrontare le diverse possibilità per decidere il percorso più idoneo, che può essere anche quello fiscalmente più conveniente (nonostante l’imposta sostitutiva sia sempre la medesima). Del resto, gli interventi di prassi dei mesi scorsi hanno più volte riconosciuto la legittimità dei comportamenti volti a “predisporsi” per la realizzazione di queste operazioni agevolate, non riconoscendo vantaggi indebiti ricollegabili all’abuso di diritto.
L’assegnazione dell’immobile ai soci è l’operazione più complessa sotto vari profili, poiché costituisce una attribuzione di utili in natura o, in alternativa, una restituzione patrimoniale al socio, in entrambi i casi con un coinvolgimento diretto del patrimonio netto. Il costo per la società è tanto maggiore quanto più è elevato il differenziale tra valore attribuito al bene assegnato e il suo costo fiscalmente riconosciuto, e si incrementa in caso occorra attingere a riserve in sospensione d’imposta. Per il socio, invece, il potenziale onere fiscale si incrementa al crescere del costo fiscalmente riconosciuto dell’immobile presso la società, e si declina diversamente a seconda che siano distribuite riserve di utili o di capitale.
Dal punto di vista operativo, la cessione del bene al socio è più semplice e fiscalmente meno onerosa.
Non si genera, infatti, alcun reddito in capo a quest’ultimo e per assimilare il vantaggio che il socio sfrutta all’atto della assegnazione, viene riconosciuta all’eventuale riserva derivante dalla plusvalenza contabile di cessione una tassazione più leggera.
In caso di trasformazione in società semplice, i soci non ricevono alcun bene dalla società, che si “limita” a modificare la propria struttura giuridica e a “chiamarsi fuori” dalle regole del reddito d’impresa, oltre che dalla soggettività Iva. Il maggior costo, in questo caso, almeno per i soci delle società di capitali, è costituito dall’assoggettamento a imposizione di tutte le riserve di utili e in sospensione d’imposta, considerate distribuite nel periodo d’imposta successivo a quello in cui ha effetto la trasformazione.

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