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Partite Iva non genuine, vademecum per i datori di lavoro

Per contrastare l’abuso di contratti di collaborazione “irregolari” tra Committenti e titolari di partita Iva, la riforma del Governo prevede ha definito tre indizi che possono usati disgiuntamente nel corso della verifica. Alla sussistenza di due dei tre predetti parametri, scatta automaticamente la presunzione asso- luta di un uso improprio della forma contrattuale di lavoro autonomo con la riconduzione (nei casi più gravi) del rapporto di lavoro nel comparto del lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Sono considerate “prestazioni non genuine” quei contratti di lavoro autonomo qualora ricorrano con- temporaneamente due delle tre condizioni”:
1) durata collaborazione;
2) corrispettivo;
3) postazione fissa;
La “presunzione” non opera in tre circostanze:
› competenze tecniche elevate del professionista
› reddito rilevante conseguito dal professionista
› prestazione lavorative svolte da professionisti iscritti ad un ordine, albo o ruolo.
Le posizioni più “a rischio” quindi saranno quelle di quei soggetti, titolari di partita Iva, che svolgono mansioni generiche come attività di segreteria, amministrative e gestionali generiche, senza aver acquisito effettivamente particolari competenze specialistiche, soggetti che – tra l’altro – probabilmente espletano la loro attività con delle modalità operative che molto si avvicinano a quelle previste dal lavoro subordinato (obbligo di orario, sottoposizione al potere organizzativo e direttivo e disciplinare di un “datore di lavoro”, continuità della prestazio- ne, corresponsione di un “compenso” fisso a sca- denze fisse eccetera).

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