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Plusvalenze, aliquota al 26% dal 2019

Finora, nei confronti delle persone fisiche residenti la ritenuta o imposta sostitutiva del 26% a titolo definitivo era applicata solo sugli utili e proventi derivanti da partecipazioni non qualificate, mentre se riferiti a partecipazioni qualificate concorrevano alla formazione del reddito Irpef del percipiente nella misura del 58,14% (misura applicabile dagli utili prodotti dal 2017). Per partecipazioni qualificate si intendono quelle che rappresentano oltre il 2% dei voti in assemblea ordinaria o il 5% del capitale, per le società con azioni negoziate in mercati regolamentati oppure oltre il 20% dei voti o 25% del capitale, per le società non quotate.
Unica eccezione all’imposta secca del 26% nel nuovo regime impositivo è rappresentata dagli utili provenienti da società localizzate in Stati o territori a fiscalità privilegiata che concorrono per il 100% alla formazione del reddito complessivo dei percipienti residenti in Italia, scontando le ordinarie aliquote Irpef e relative addizionali, a meno che non si tratti di utili già tassati per trasparenza ai sensi della disciplina Cfc o provenienti da partecipazioni black list in relazione alle quali sia dimostrata la seconda esimente (si veda l’articolo in alto).
Nessuna modifica, invece, per gli utili di provenienza black list per i quali sia dimostrato la prima esimente, ovvero che la società non residente svolge un’effettiva attività industriale o commerciale nel mercato dello Stato di insediamento.
Il nuovo regime di tassazione al 50% è infatti applicabile esclusivamente ai soggetti Ires.
Le nuove regole di tassazione dei dividendi – con l’imposizione del 26% anche sugli utili qualificati – si applicano ai redditi di capitale “percepiti” a partire dal 1° gennaio 2018.
Una norma transitoria prevede, tuttavia, che alle distribuzioni di utili prodotti fino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2017, e deliberate dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2022, continuano ad applicarsi le disposizioni del decreto Mef del 26 maggio 2017.
Pertanto, gli utili derivanti da partecipazioni qualificate la cui distribuzione è deliberata nel quinquennio 2018-2022 concorrono alla formazione del reddito complessivo:
” per il al 40%, se prodotti fino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2007
” per il 49,72%, se prodotti a decorrere dall’esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2007 e fino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2016;
” per il 58,14%, se prodotti a decorrere dall’esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2016.
I dividendi distribuiti si considerano prioritariamente formati con utili prodotti fino al 2007, poi con quelli prodotti fino al 2016 e – da ultimo – con gli utili 2017.
La tassazione unica del 26% riguarda, infine, anche le plusvalenze – sia qualificate (per quelle realizzate dal 1° gennaio 2019) che non qualificate – fermo restando il concorso integrale al reddito imponibile delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni in società localizzate in Paesi a fiscalità privilegiata.

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