Le recenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea hanno portato all’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni, con aliquote aggiuntive fino al 20%. Tuttavia, a partire dal 9 aprile 2025, è stata annunciata una sospensione temporanea di 90 giorni per questi dazi, offrendo alle imprese italiane un’opportunità per rivedere le proprie strategie di export e mitigare l’impatto delle tariffe.
1. Applicazione della “First Sale Rule”
La “First Sale Rule” consente di calcolare i dazi doganali sul valore della prima transazione commerciale, anziché sull’ultima. Questo approccio può ridurre significativamente la base imponibile e, di conseguenza, l’importo dei dazi dovuti.
Esempio pratico:
Un produttore italiano vende un macchinario a un intermediario europeo per 100.000 euro, che a sua volta lo rivende a un importatore statunitense per 120.000 euro. Applicando la “First Sale Rule”, i dazi saranno calcolati sulla prima transazione, ossia 100.000 euro, anziché 120.000 euro.
2. Detrazione del valore dei componenti statunitensi
Se un prodotto esportato negli Stati Uniti contiene componenti di origine statunitense che rappresentano almeno il 20% del valore totale, è possibile detrarre tale valore dalla base imponibile per il calcolo dei dazi.
Esempio pratico:
Un’azienda italiana esporta un macchinario del valore di 200.000 euro, contenente componenti statunitensi per un valore di 50.000 euro. In questo caso, i dazi saranno calcolati su 150.000 euro, riducendo l’onere fiscale.
3. Utilizzo del regime di perfezionamento attivo
Il regime di perfezionamento attivo consente di importare temporaneamente materie prime o semilavorati da Paesi terzi per la lavorazione nell’Unione Europea, senza pagare dazi o IVA, a condizione che i prodotti finiti siano riesportati.
Esempio pratico:
Un’azienda italiana importa componenti dalla Cina per assemblare un prodotto destinato al mercato statunitense. Utilizzando il regime di perfezionamento attivo, può evitare il pagamento dei dazi all’importazione, riducendo i costi di produzione.
4. Ottimizzazione dei contratti internazionali
La scelta degli Incoterms e la strutturazione dei contratti internazionali possono influenzare significativamente l’onere dei dazi. Ad esempio, l’Incoterm DDP (Delivered Duty Paid) implica che il venditore si faccia carico di tutti i costi, inclusi i dazi all’importazione.
Consiglio pratico:
Evitare l’uso dell’Incoterm DDP in periodi di incertezza tariffaria, a meno che non siano previste clausole contrattuali che tutelino il venditore da variazioni impreviste dei dazi.
5. Revisione della supply chain e utilizzo dei bonded warehouse
Rivedere la supply chain può offrire opportunità per ridurre l’impatto dei dazi. L’utilizzo di bonded warehouse negli Stati Uniti consente di immagazzinare le merci senza pagare dazi fino al momento della loro immissione in consumo.
Esempio pratico:
Un’azienda italiana esporta prodotti negli Stati Uniti e li immagazzina in un bonded warehouse. Questo le permette di posticipare il pagamento dei dazi, offrendo flessibilità nella gestione delle scorte e nella pianificazione delle vendite.
6. Valutazione di azioni legali
Le imprese con volumi significativi di esportazione verso gli Stati Uniti possono considerare l’avvio di azioni legali per contestare l’applicazione dei dazi, soprattutto se ritengono che violino accordi commerciali internazionali.
Nota importante:
Le azioni legali possono essere complesse e richiedere tempi lunghi. È consigliabile valutare attentamente i costi e i benefici, eventualmente in collaborazione con associazioni di categoria o consulenti legali specializzati.
Conclusione
La sospensione temporanea dei dazi offre un’opportunità preziosa per le imprese italiane di rivedere le proprie strategie di export verso gli Stati Uniti. Attraverso l’applicazione di strumenti legali, doganali e contrattuali, è possibile mitigare l’impatto delle tariffe e proteggere la redditività aziendale.
Lo Studio Beneggi e Associati è a disposizione per supportare le imprese in questo processo, offrendo consulenza specializzata nella revisione della supply chain, nella strutturazione dei contratti internazionali e nell’ottimizzazione delle operazioni doganali.