Il welfare aziendale è oggi uno strumento strategico per le imprese che intendono valorizzare il capitale umano, migliorare il benessere dei dipendenti e ottimizzare i costi del lavoro. In un mercato del lavoro sempre più competitivo, dove attrarre e trattenere i talenti è diventato prioritario, il welfare rappresenta una leva chiave per costruire un’organizzazione più equa, sostenibile e produttiva.
Non si tratta solo di offrire benefit accessori, ma di strutturare politiche retributive innovative, capaci di integrare dimensioni sociali, economiche e fiscali. È un investimento a lungo termine che genera ritorni in termini di motivazione, engagement, riduzione del turnover e, soprattutto, vantaggi fiscali e contributivi per imprese e lavoratori.
Cos’è il welfare aziendale
Per welfare aziendale si intende l’insieme di beni, prestazioni e servizi forniti dal datore di lavoro ai dipendenti – e, in molti casi, anche ai familiari – con l’obiettivo di migliorare il work-life balance e la qualità della vita. Questi strumenti non sono monetari, ma sono comunque inquadrati all’interno del rapporto di lavoro e soggetti a regole specifiche per godere dell’esenzione fiscale.
Le misure di welfare devono essere offerte alla generalità dei lavoratori o a categorie omogenee, pena la riclassificazione come fringe benefits individuali soggetti a tassazione.
Le aree di intervento sono ampie: assistenza sanitaria integrativa, buoni pasto, supporto educativo, mobilità sostenibile, formazione, conciliazione vita-lavoro, sostegno alla genitorialità, attività ricreative e culturali, previdenza complementare.
I vantaggi per l’impresa
Adottare un piano welfare comporta vantaggi significativi per l’azienda, che può:
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ottimizzare il costo del lavoro attraverso l’esenzione da oneri fiscali e contributivi;
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incrementare la produttività e il senso di appartenenza dei lavoratori;
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ridurre il turnover e i costi legati alla ricerca e formazione di nuove risorse;
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posizionarsi come datore di lavoro attrattivo nel mercato.
Dal punto di vista fiscale, l’art. 51 del TUIR disciplina in modo puntuale le ipotesi di esenzione, distinguendo i fringe benefits (comma 3) e i servizi di utilità sociale (comma 2). La deducibilità integrale delle spese sostenute per finalità di welfare è ammessa anche per gli atti di liberalità, nel limite del 5 per mille delle spese per il personale.
Le novità 2025: fringe benefits potenziati
La legge di bilancio 2025 (L. 207/2024) ha introdotto una significativa novità, estendendo fino al 2027 il limite di esenzione per i fringe benefits:
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1.000 euro annui per tutti i lavoratori dipendenti;
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2.000 euro annui per i dipendenti con figli fiscalmente a carico.
In questi importi rientrano anche le somme erogate o rimborsate per utenze domestiche, affitto della prima casa o interessi sul mutuo. In caso di superamento della soglia, l’intero valore diventa imponibile.
Welfare e premi di risultato
Un ulteriore strumento di valorizzazione è rappresentato dalla conversione dei premi di risultato in welfare aziendale. Ai sensi dell’art. 51 TUIR e della legge di stabilità 2016, il dipendente può scegliere di destinare in tutto o in parte il premio produttività (detassato al 5% fino a 3.000/4.000 euro) a beni e servizi di welfare, beneficiando così della completa esenzione fiscale e contributiva.
Attenzione: la conversione è possibile solo se prevista da contratti collettivi aziendali o territoriali e nel rispetto delle condizioni indicate dal D.M. 25 marzo 2016. Il contratto deve essere depositato presso l’Ispettorato territoriale del lavoro entro 30 giorni.
Come strutturare un piano welfare efficace
Per realizzare un piano welfare efficace, è necessario procedere in modo strutturato:
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analizzare le esigenze dell’organizzazione e dei lavoratori, anche attraverso sondaggi;
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definire gli obiettivi del piano (produttività, benessere, fidelizzazione);
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individuare i beni e servizi da offrire, coerenti con le richieste emerse;
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stabilire il budget a disposizione;
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comunicare in modo chiaro il regolamento ai dipendenti, indicando modalità di accesso e utilizzo;
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monitorare periodicamente i risultati, raccogliendo feedback per eventuali miglioramenti.
Il piano può essere adottato con regolamento interno oppure negoziato con le rappresentanze sindacali. In entrambi i casi, è fondamentale definire chiaramente i destinatari, le risorse impiegate, i criteri di fruizione e la gestione di eventuali residui.
Welfare e fringe benefits: le differenze
È importante distinguere tra welfare aziendale e fringe benefits:
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Il welfare ha una logica collettiva, legata al benessere complessivo e alla qualità della vita.
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I fringe benefits hanno una logica individuale, spesso finalizzata a integrare la retribuzione con beni o servizi (auto aziendale, buoni spesa, premi personalizzati).
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Il welfare segue regole più stringenti in termini di accesso e beneficiari, ma offre maggiore efficacia in termini di engagement e fiscalità.
Conclusione
Il welfare aziendale non è più un’opzione per le imprese evolute, ma una necessità strategica per tutte le realtà che vogliono valorizzare le risorse umane, creare un ambiente di lavoro positivo e ottenere al contempo benefici fiscali misurabili. Ogni piano deve essere pensato su misura, integrato con le politiche HR e sostenuto da un’attenta consulenza in fase di progettazione, attuazione e aggiornamento normativo.