Transfer pricing e dichiarazione Redditi 2025: perché la mappatura dei flussi intercompany è un passaggio strategico

Approvato il bilancio, per le imprese italiane inserite in gruppi internazionali inizia una fase decisiva: quella della rendicontazione dei flussi infragruppo. L’obiettivo è duplice: adempiere correttamente agli obblighi di legge e predisporre la documentazione idonea a ottenere la disapplicazione delle sanzioni previste in caso di rettifica.

Un passaggio obbligato: il rigo RS106

Il primo riferimento operativo è il quadro RS del modello Redditi, in particolare il rigo RS106. Qui vanno indicati i componenti positivi e negativi derivanti da operazioni con soggetti appartenenti al medesimo gruppo. Ma per poter compilare correttamente questo rigo è necessario che l’azienda abbia svolto un lavoro sistematico e tracciato di raccolta e riconciliazione di tutti i flussi intercompany.

Questo passaggio, apparentemente formale, rappresenta in realtà un vero stress test del sistema informativo-contabile dell’azienda: spesso, infatti, proprio in questa fase emergono transazioni non correttamente classificate in bilancio o fatture non registrate secondo logica infragruppo. Il rischio è elevato soprattutto per le stabili organizzazioni in Italia di società estere, dove l’assenza di un obbligo di deposito del bilancio presso la Camera di Commercio può generare lacune rilevanti nella rappresentazione dei flussi.

Dalla contabilità alla documentazione TP

Una volta mappati i flussi, occorre un passaggio qualitativo: l’analisi economica e contrattuale. Ogni costo o ricavo infragruppo deve essere giustificato non solo contabilmente, ma anche con riferimento al contratto sottostante, alla coerenza della prestazione e alla corretta determinazione del prezzo.

Un esempio concreto: un’azienda italiana del settore ICT riceve fatture per servizi di supporto IT da una consociata con sede in Irlanda. Occorre verificare che tali servizi siano effettivamente resi, che esista un contratto sottostante, che le fatture siano coerenti con le ore di lavoro tracciate e che il prezzo corrisponda al valore di mercato.

Il confronto con operazioni comparabili è dunque imprescindibile. Nei casi più semplici si può ricorrere al metodo CUP (Comparable Uncontrolled Price), mentre nei gruppi più complessi è spesso necessario adottare il TNMM (Transactional Net Margin Method), selezionando l’indicatore di profitto (Pli) più coerente con il ruolo svolto dalla “tested party”.

Un altro esempio: un’impresa manifatturiera italiana esporta verso la sua società commerciale in Germania. Se la società tedesca ha funzioni limitate (mera distribuzione), può essere testata con un margine di profitto sul fatturato (ROS). In questo caso, la ricerca di comparabili attraverso banche dati certificate diventa un passaggio obbligato, da svolgersi con metodo, selezione e documentazione rigorosa.

Tailor made, non standard

Il transfer pricing richiede un approccio personalizzato. Ogni gruppo ha una propria struttura, ogni impresa un proprio ruolo, ogni funzione una propria rilevanza. Pensare che basti un file Excel per adempiere agli obblighi normativi è pericoloso: l’amministrazione finanziaria valuta la coerenza dei dati, ma soprattutto la consistenza del metodo e la solidità dell’analisi.

La predisposizione di master file e country file non è dunque un mero adempimento, ma un processo strategico che può prevenire contestazioni, ridurre l’imposizione e rafforzare la posizione fiscale dell’azienda.

Per questo motivo, l’assistenza di uno studio con visione trasversale e approccio strategico come Beneggi e Associati rappresenta una scelta che consente di integrare analisi economica, compliance fiscale e governance d’impresa.

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