Nell’interpello n. 193 del 24 luglio 2025, l’Agenzia delle Entrate ha affrontato un tema particolarmente rilevante per i gruppi multinazionali con attività in Italia: l’individuazione delle condizioni che fanno scattare lo status di debitori d’imposta Iva in capo alla stabile organizzazione italiana della casa madre estera.
In concreto, la questione riguarda quando e in quali circostanze la stabile organizzazione debba essere considerata parte attiva nelle operazioni rilevanti ai fini Iva, e quindi soggetta agli obblighi previsti dalla normativa nazionale. L’analisi si concentra su un punto chiave: l’autonomia operativa effettiva della stabile organizzazione nella gestione delle operazioni.
Riferimenti normativi e principi europei
La disciplina Iva delle operazioni tra casa madre estera e clienti italiani è regolata dal Dpr 633/1972, articoli 17, commi 2 e 4, da coordinare con l’articolo 53 del Regolamento UE 282/2011. Il principio generale stabilisce che:
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se le operazioni in Italia sono effettuate dalla stabile organizzazione, questa è considerata soggetto passivo e quindi debitorie d’imposta;
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se l’intervento della stabile non è “qualificante”, resta soggetto passivo la casa madre, con operazioni soggette a reverse charge in capo al cliente italiano.
Il nodo operativo è comprendere quando l’intervento della stabile organizzazione diventa qualificante.
Indicatori chiave di autonomia operativa
L’Agenzia elenca in modo puntuale gli elementi che rendono la stabile soggetto Iva attivo in Italia. Si tratta di indicatori congiunti, la cui presenza deve essere verificata in concreto. Tra i principali:
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capacità autonoma di formulare proposte contrattuali;
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assenza di revisione da parte della casa madre sulle offerte ai clienti;
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pianificazione autonoma di attività di marketing e vendite;
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gestione diretta del ciclo attivo e post-vendita (assistenza, recupero crediti);
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potere di definizione di prezzi e sconti con margini di autonomia negoziale.
La presenza di personale interno (mezzi umani) e infrastrutture (mezzi tecnici) è considerata necessaria ma non sufficiente. Quello che rileva è la partecipazione effettiva della stabile all’operazione.
Due scenari pratici: quando la stabile è soggetto passivo
1. Partecipazione operativa effettiva: divisioni Delta e Delta 1
Nel caso esaminato, la stabile in Italia impiega 16 dipendenti, di cui 12 con funzioni commerciali, amministrative e tecniche. Questi possono:
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proporre contratti direttamente;
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curare il marketing locale;
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offrire assistenza clienti;
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definire termini commerciali.
L’autonomia è sufficientemente ampia da configurare una partecipazione operativa qualificante. Quindi, per le divisioni Delta e Delta 1, la stabile è considerata debitorie d’imposta Iva. La casa madre effettua forniture i cui effetti fiscali transitano dalla stabile italiana, che:
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integra le fatture ricevute;
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emette fattura elettronica al cliente italiano;
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effettua comunicazioni Intrastat.
2. Assenza di intervento della stabile: segmento X2
Diverso è il caso della divisione X2, che fornisce macchinari complessi direttamente da casa madre al cliente italiano senza coinvolgimento operativo della stabile. In tal caso:
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la casa madre fattura direttamente al cliente italiano;
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il cliente applica il reverse charge;
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la stabile è irrilevante dal punto di vista fiscale per l’operazione.
Criticità applicative e approccio strategico
L’interpello mette in luce un aspetto cruciale: la distinzione tra semplice presenza fisica e partecipazione operativa qualificante. Il rischio per le imprese multinazionali è duplice:
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considerare erroneamente la stabile come passiva, eludendo il debito Iva;
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trattare ogni operazione come nazionale, con aggravio documentale e rischi di doppia imposizione.
Per evitare contenziosi e contestazioni fiscali, è necessario:
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valutare ex ante il ruolo della stabile organizzazione per ogni linea di prodotto o servizio;
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mappare i flussi decisionali e contrattuali tra casa madre e sede italiana;
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documentare l’autonomia decisionale, ove presente, o la subordinazione operativa, ove sussiste.
Perché è una scelta strategica da ponderare
Alcuni gruppi esteri scelgono di non operare con una stabile organizzazione, ma di costituire direttamente una società controllata italiana, con struttura giuridicamente autonoma. Questo consente di:
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semplificare i flussi Iva;
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delimitare la responsabilità fiscale;
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evitare analisi qualitative complesse e soggette a interpretazione.
Beneggi e Associati supporta le imprese internazionali con un approccio integrato, capace di coniugare analisi giuridico-fiscale e organizzativa, nella gestione dei rischi legati alla presenza in Italia, sia come sede secondaria che come stabile organizzazione.