Nel modello Redditi 2025, i professionisti devono applicare il nuovo principio di omnicomprensività del reddito da lavoro autonomo, introdotto dal D.Lgs. 192/2024. Con effetto dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2024, concorrono alla formazione del reddito non solo i compensi per prestazioni rese, ma tutte le somme e i valori percepiti in relazione all’attività artistica o professionale.
Una delle applicazioni più rilevanti riguarda la deducibilità delle spese di manutenzione dello studio professionale. Il nuovo impianto normativo abbandona il precedente limite del 5% riferito al valore dei beni materiali ammortizzabili. Da Redditi 2025, le spese di manutenzione ordinaria sono deducibili integralmente nel periodo in cui sono sostenute, purché relative a immobili a uso esclusivo. In caso di uso promiscuo, la deduzione si riduce al 50%. Le spese di manutenzione straordinaria, comprese quelle non incrementative, sono deducibili in sei quote costanti: nell’anno di sostenimento e nei cinque successivi.
Esempio 1: un avvocato sostiene nel 2024 una spesa di €12.000 per manutenzione ordinaria dello studio. Se l’immobile è a uso esclusivo, la deduzione sarà integrale nello stesso anno. Se l’immobile è promiscuo, la deduzione si limiterà a €6.000.
Esempio 2: un architetto realizza nel 2024 un intervento di ristrutturazione straordinaria per €30.000. La spesa sarà dedotta in sei quote annuali da €5.000 l’una.
Altro aspetto fondamentale riguarda il trattamento delle plusvalenze da crediti di imposta. In base alla risposta all’interpello n. 171/2025, il differenziale positivo tra valore nominale del credito acquistato e prezzo pagato è da includere nel reddito professionale. Il costo di acquisto rileva nell’anno in cui è sostenuto; il valore nominale rileva al momento della compensazione. Se il credito è utilizzabile in più anni, la rilevanza fiscale si distribuisce nel tempo.
Esempio 3: un professionista acquista nel 2024 un credito edilizio di valore nominale pari a €80.000, pagandolo €60.000. Compensa il credito in quattro anni. Il reddito imponibile comprenderà annualmente una quota del differenziale (€20.000) pari alla parte di credito utilizzata ogni anno.
L’Agenzia chiarisce che il principio di omnicomprensività non si applica retroattivamente. Se il costo del credito è stato sostenuto nel 2023, il relativo vantaggio da compensazione negli anni successivi non deve concorrere al reddito.
Queste modifiche impongono ai professionisti una pianificazione attenta degli investimenti e delle operazioni fiscali. La distinzione tra spese ordinarie e straordinarie deve essere chiara, documentata e coerente. Analogamente, l’acquisto di crediti di imposta richiede valutazioni precise, tenendo conto degli effetti pluriennali sul reddito e sul carico fiscale complessivo.
Affidarsi a uno studio in grado di anticipare queste evoluzioni e guidare il cliente con visione strategica può fare la differenza tra una gestione passiva e una pianificata.