Lavoratori impatriati: il regime fiscale per il rientro in Italia

Agevolazioni fiscali per chi rientra in Italia: come funziona il regime per i lavoratori impatriati, requisiti, durata e vantaggi economici.

Le agevolazioni fiscali per i lavoratori impatriati sono strumenti legislativi pensati per attrarre in Italia cittadini con competenze qualificate o specialistiche, residenti all’estero da almeno un periodo minimo, incentivandone il trasferimento attraverso misure di favore sul piano tributario. La ratio è duplice: incentivare il rientro dei “cervelli in fuga” e rafforzare la competitività del sistema Paese, ampliando la base imponibile e il capitale umano.

Condizioni di accesso

Il regime impatriati si applica ai cittadini, sia italiani che stranieri, che trasferiscono la propria residenza anagrafica in Italia e generano redditi da lavoro dipendente o autonomo. Sono richiesti:

  • permanenza all’estero per almeno due o tre anni (a seconda del regime)
  • residenza fiscale in Italia per un periodo minimo successivo al rientro (almeno 2 o 4 anni)
  • svolgimento dell’attività lavorativa principalmente sul territorio nazionale
  • possesso di qualificazione elevata o specializzazione professionale

Il vecchio regime (art. 16, D.Lgs. 147/2015)

Applicabile fino al 31 dicembre 2023. Prevedeva una detassazione del 70% del reddito per cinque anni (90% per chi si trasferiva al Sud). Prorogabile per altri cinque anni in presenza di figli minorenni o immobili acquistati in Italia. L’agevolazione si perdeva in caso di trasferimento all’estero prima del biennio minimo, salvo cause non imputabili al lavoratore.

Il nuovo regime (art. 5, D.Lgs. 209/2023)

Applicabile a chi trasferisce la residenza in Italia dal 2024. Introduce criteri più restrittivi:

  • il reddito agevolabile concorre al reddito complessivo solo per il 50%, entro un limite annuo di 600.000 euro
  • percentuale elevata al 60% in presenza di figli minori residenti in Italia
  • durata: 5 anni, estendibile a 8 in caso di acquisto immobiliare prima del rientro
  • permanenza all’estero di almeno 3, 6 o 7 anni in funzione di eventuali precedenti rapporti con il datore di lavoro

Il lavoratore deve presentare richiesta scritta al datore di lavoro o indicare il regime in dichiarazione dei redditi. Se non lo fa, perde il beneficio per quell’anno ma può fruirne nei successivi ancora validi. I lavoratori autonomi possono accedere tramite committente o in dichiarazione.

Cause di decadenza

Il beneficio decade se il contribuente non risiede in Italia per almeno quattro anni. In tal caso, le agevolazioni devono essere restituite con interessi. L’accesso al regime richiede coerenza con i criteri di territorialità, qualificazione e durata previsti.

Esempi pratici

  • Un manager italiano residente a Londra dal 2015 torna in Italia nel 2024 per assumere un incarico dirigenziale. Acquista una casa a Milano a ottobre 2023 e ha un figlio nato nel 2021. Rientra nei requisiti del nuovo regime e ottiene la detassazione al 60% per 8 anni.
  • Una ricercatrice italiana trasferitasi in Germania nel 2016 rientra in Italia nel 2023. Non avendo figli né acquistato immobili, beneficia del vecchio regime con detassazione al 70% per 5 anni.

 

Affrontare il rientro in Italia con il supporto del regime impatriati può rappresentare una scelta strategica ad alto valore fiscale. Tuttavia, la corretta valutazione dei requisiti e delle tempistiche richiede un’analisi puntuale e un piano operativo su misura. Beneggi e Associati offre un’assistenza completa per ottimizzare l’accesso ai benefici previsti, prevenire rischi di decadenza e allineare la posizione del contribuente alle nuove disposizioni.

Affidarsi a uno studio esperto nella gestione dei rientri di professionisti e manager dall’estero significa tutelare il proprio futuro e cogliere le opportunità normative senza margini d’errore.

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