Bonus startup innovative: regole operative e opportunità concrete per investire in servizi qualificati

Con il decreto attuativo del 7 maggio 2025 diventa operativo il credito d’imposta per le startup innovative che investono in servizi qualificati. La misura, prevista dalla Legge di Bilancio 2023, stanzia 40 milioni di euro dal Fondo di sostegno al venture capital per rafforzare la competitività delle nuove imprese tecnologiche.

Possono accedere solo le startup innovative iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese. Devono essere costituite da meno di cinque anni, avere sede in Italia o in un altro Paese UE con stabile organizzazione in Italia, un fatturato annuo non superiore a cinque milioni di euro e svolgere attività legate a prodotti o servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico. Non devono distribuire utili né essere nate da operazioni straordinarie come fusioni o scissioni.

È inoltre necessario che l’impresa rispetti almeno uno dei seguenti parametri: sostenere spese in Ricerca e Sviluppo pari ad almeno il 15% del maggiore tra costo e valore della produzione, impiegare personale altamente qualificato (un terzo con dottorato o due terzi con laurea magistrale) o essere titolare o licenziataria di un brevetto o software registrato.

Le PMI innovative godono di un regime simile, ma con requisiti più accessibili, come spese in R&S pari almeno al 3% del valore della produzione.

Il bonus prevede un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute per acquisire servizi qualificati, con un tetto massimo di 10.000 euro per ciascun periodo d’imposta. I servizi devono essere forniti da incubatori certificati, acceleratori, innovation hub o organismi di ricerca.

Sono ammesse le spese per analisi di mercato e posizionamento del prodotto, supporto alla commercializzazione, sviluppo del modello di business e organizzativo, tutela della proprietà intellettuale, compresi marchi e brevetti.

L’accesso al beneficio richiede un contratto scritto tra la startup e il fornitore dei servizi. La qualifica di “innovativa” deve essere mantenuta per almeno tre anni dalla fruizione del credito, altrimenti l’agevolazione va restituita. Il credito d’imposta può essere utilizzato solo in compensazione tramite modello F24, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti “de minimis”. È necessaria un’apposita istanza all’Agenzia delle Entrate, le cui modalità operative saranno definite con un provvedimento specifico.

Esempio pratico: una startup che sviluppa piattaforme digitali per la gestione logistica può ottenere il credito d’imposta per coprire i costi di consulenza legati al go-to-market, rivolgendosi a un acceleratore qualificato.

Secondo esempio concreto: un’impresa che brevetta soluzioni biomedicali innovative può sfruttare il bonus per le spese relative alla tutela della proprietà intellettuale, collaborando con un organismo di ricerca.

Questo strumento si aggiunge agli incentivi già esistenti per le startup innovative, tra cui la detrazione IRPEF del 50% per investimenti da parte di persone fisiche fino a 100.000 euro, la deduzione IRES del 30% per le società, l’accesso semplificato al Fondo di Garanzia per le PMI e la maggiore flessibilità societaria e fiscale, compresi gli strumenti partecipativi e le stock option.

Beneggi e Associati affianca le imprese nell’analisi dei requisiti, nella gestione delle procedure e nell’integrazione di questo strumento all’interno di una pianificazione strategica finalizzata a ottimizzare la crescita e la competitività.

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