Dal 2025, i lavoratori che scelgono di rinunciare al pensionamento anticipato potranno beneficiare di una busta paga più ricca, grazie a un bonus equivalente alla quota dei contributi previdenziali a loro carico. La misura, introdotta nel disegno di legge di Bilancio 2025, è pensata per incentivare la permanenza sul posto di lavoro, con un vantaggio economico per chi, pur avendo maturato i requisiti, posticipa il pensionamento.
Come funziona
Il bonus è accessibile ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato che, entro il 31 dicembre 2025, abbiano maturato i requisiti per la pensione anticipata. In particolare, i beneficiari sono coloro che:
- hanno 62 anni di età e 41 anni di contributi (cosiddetta “quota 103”),
- hanno maturato i requisiti per la pensione anticipata ordinaria: 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
I lavoratori che decidono di posticipare il pensionamento riceveranno un bonus in busta paga equivalente alla loro quota contributiva, pari all’8,80% per i dipendenti pubblici e al 9,19% per i privati. Questa somma, versata direttamente dal datore di lavoro, sarà esente sia da tassazione che da contributi, incrementando in modo netto la retribuzione del lavoratore.
Requisiti
Per accedere al bonus, il lavoratore deve presentare un’istanza all’Inps e rispettare i seguenti termini:
- Settore privato: 7 mesi di finestra dopo la maturazione dei requisiti.
- Settore pubblico: 9 mesi di finestra per i dipendenti statali e 4 mesi per i dipendenti di altri enti (come quelli del settore sanitario e degli enti locali).
Impatti pensionistici e contributivi
La decisione di rinunciare al versamento dei contributi a carico del lavoratore non influisce sul calcolo delle quote retributive maturate prima del 1996. Tuttavia, il minor versamento ridurrà il montante contributivo per le quote maturate dal 1996 in avanti, riducendo di conseguenza la base di calcolo per la futura pensione. In pratica, le quote retributive non subiranno alcuna modifica, mentre per le quote contributive il montante sarà calcolato solo sulla base dei contributi versati dal datore di lavoro, con una riduzione dell’aliquota di computo.
Eliminazione del limite ordinamentale per il pubblico impiego
Il Ddl di Bilancio prevede anche l’eliminazione del limite ordinamentale di età per i dipendenti pubblici, adeguandolo all’età pensionabile di vecchiaia. Di conseguenza, dal 2025, il limite di 65 anni per i dipendenti pubblici sarà portato a 67 anni, con ulteriori adeguamenti in base alla speranza di vita previsti dal 2027. L’abrogazione di norme precedenti consente inoltre alle pubbliche amministrazioni di trattenere in servizio i dipendenti fino a 70 anni, nei limiti del 10% delle assunzioni programmate e previa disponibilità del lavoratore.
Considerazioni
Questa misura offre un incentivo concreto per chi decide di continuare a lavorare, beneficiando di un aumento diretto in busta paga. È particolarmente vantaggioso per quei lavoratori che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, preferiscono incrementare il reddito mensile in vista di un futuro pensionamento. Tuttavia, è importante considerare attentamente le implicazioni contributive, poiché la rinuncia al versamento riduce il montante per il calcolo della pensione finale.