Credito welfare e fringe benefit: un’opportunità concreta per le imprese. Fino a due mensilità defiscalizzate per i lavoratori

Il welfare aziendale si conferma uno degli strumenti più efficaci per sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, soprattutto in un contesto economico caratterizzato da inflazione elevata e difficoltà di attrazione dei talenti. Secondo l’ultimo Osservatorio Edenred Italia 2025, il credito welfare medio pro capite ha raggiunto i 1.000 euro, con un tasso di utilizzo vicino al 90% e un peso sempre maggiore dei fringe benefit, che oggi rappresentano il 52% della spesa complessiva in welfare aziendale.

Questi strumenti, se correttamente implementati, possono tradursi per il lavoratore in un valore aggiuntivo pari a una o due mensilità nette, senza oneri fiscali o contributivi, con evidenti vantaggi anche per l’impresa.

Il valore potenziale del welfare: numeri e scenari

Il combinato disposto tra buoni pasto e fringe benefit consente alle aziende di mettere a disposizione dei dipendenti fino a 2.700 euro l’anno, così ripartiti:

  • Circa 1.700 euro in buoni pasto, considerando un’erogazione media di 8 euro per 220 giorni lavorativi;

  • Fino a 1.000 euro in fringe benefit, grazie all’innalzamento della soglia di esenzione previsto dal Governo fino al 2027.

Per le fasce di reddito comprese tra 25.000 e 50.000 euro annui, si tratta di un’integrazione retributiva netta che può arrivare a coprire da una a due mensilità, rappresentando un vantaggio tangibile in termini di potere d’acquisto.

Esempio pratico 1: lavoratore con reddito medio

Un dipendente con reddito lordo annuo di 35.000 euro riceve dal proprio datore:

  • Buoni pasto per un valore annuo di 1.700 euro;

  • Fringe benefit (buoni acquisto, carburante, spese scolastiche, ecc.) per 1.000 euro.

Il vantaggio netto è pari a 2.700 euro, equivalenti a circa una mensilità e mezzo di retribuzione aggiuntiva, totalmente esentasse.

Esempio pratico 2: piccola impresa e competitività

Una piccola impresa con 15 dipendenti che introduce per la prima volta il pacchetto welfare può, con un investimento mirato, erogare 1.700 euro annui in buoni pasto e fino a 1.000 euro in fringe benefit per ogni lavoratore, senza oneri contributivi. Questo consente di migliorare l’attrattività dell’azienda sul mercato del lavoro senza incidere significativamente sul costo complessivo del personale.

Diffusione ancora limitata tra le piccole imprese

Nonostante i vantaggi, il welfare aziendale in Italia rimane appannaggio principalmente delle medie e grandi imprese. I dati Edenred evidenziano che:

  • Su circa 18 milioni di lavoratori, solo 4,5 milioni beneficiano di buoni pasto;

  • Le imprese che adottano strumenti di welfare sono circa 450.000, pari al 10% del totale;

  • Nelle microimprese (meno di 10 addetti) la diffusione è inferiore al 2%.

Questo squilibrio è dovuto principalmente a fattori burocratici e di complessità normativa, che rendono più difficile l’adozione del welfare nelle realtà di dimensioni ridotte.

Fringe benefit in crescita, welfare sociale in calo

Il rapporto Edenred segnala un cambio di paradigma nella composizione della spesa in welfare:

  • I fringe benefit superano per la prima volta il 50% della spesa totale;

  • L’area ricreativa rappresenta il 23%;

  • Istruzione al 13,5%;

  • Previdenza integrativa e sanità, che nel 2017 costituivano il 70% della spesa, oggi si fermano al 22%.

Questo spostamento evidenzia come il welfare aziendale si stia orientando sempre più verso strumenti immediatamente percepibili dai lavoratori, a scapito di quelli con effetti più di lungo termine.

Le criticità normative e le proposte di semplificazione

Gli operatori del settore chiedono da tempo interventi per rendere più accessibile il welfare alle piccole imprese, in particolare:

  • Innalzamento del valore detassato dei buoni pasto, fermo dal 2020 a 8 euro per quelli digitali e 4 euro per quelli cartacei, nonostante l’aumento del costo medio di un pranzo (oggi pari a 12,5 euro);

  • Semplificazione delle procedure, per ridurre la complessità legata all’adozione dei piani welfare e ampliare la platea dei beneficiari, oggi limitata da vincoli regolamentari e dalla necessità di creare famiglie omogenee di lavoratori.

Perché serve un approccio consulenziale evoluto

La gestione del welfare aziendale richiede una visione strategica integrata, capace di:

  • Ottimizzare i benefici fiscali e contributivi;

  • Massimizzare il valore percepito dai lavoratori;

  • Rendere l’azienda più competitiva sul mercato del lavoro;

  • Gestire correttamente gli aspetti normativi, contrattuali e amministrativi.

Beneggi e Associati supporta le imprese, anche di piccole dimensioni, nell’implementazione di soluzioni welfare personalizzate, valorizzando ogni opportunità e riducendo i rischi legati alla complessità normativa.

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