Criptovalute: aliquota al 42% sulle plusvalenze oltre i 2.000 Euro dal 2025

A partire dal 1° gennaio 2025, le plusvalenze generate dalla vendita di criptovalute saranno soggette a un’aliquota di tassazione del 42%, un incremento significativo rispetto all’attuale 26%. Questa modifica, prevista dall’articolo 4 del Ddl di Bilancio 2025, ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori, poiché rappresenta un importante aumento del carico fiscale.

Tassazione delle plusvalenze su criptovalute

Attualmente, la legge prevede una soglia di esenzione fino a 2.000 euro annui, sotto la quale non è dovuta alcuna imposta. Tuttavia, superata questa soglia, l’intera plusvalenza realizzata è tassabile. L’esenzione non si applica quando un intermediario funge da sostituto d’imposta per il contribuente. Dal 2025, anche se il metodo di tassazione delle plusvalenze rimane invariato – tassazione solo al momento della realizzazione della plusvalenza, tramite vendita o permuta della criptovaluta – l’aliquota fiscale sale al 42%.

Questa nuova aliquota si applicherà quindi solo alle plusvalenze effettivamente realizzate, in contrapposizione a quanto previsto da altre nazioni, come la Danimarca, dove si sta valutando di tassare anche le plusvalenze potenziali, non ancora realizzate.

Permute e scambi

Secondo la normativa attuale, la permuta tra criptovalute aventi caratteristiche simili (ad esempio, scambio tra Bitcoin ed Ether) non è fiscalmente rilevante. Tuttavia, le permute tra criptovalute e stablecoin o altri «e-money token» possono essere soggette a tassazione. Ad esempio, uno scambio di Bitcoin con una stablecoin considerata «asset-referenced-token» potrebbe non generare una plusvalenza tassabile, mentre uno scambio con un «e-money token» sarebbe rilevante dal punto di vista fiscale.

Questi aspetti, regolati dalla circolare 30/E del 2023 dell’Agenzia delle Entrate, aggiungono complessità al calcolo delle plusvalenze, specie per coloro che non hanno optato per il regime di risparmio amministrato o gestito, in cui la tassazione è facilitata dal calcolo automatico effettuato dall’intermediario.

Metodo Lifo

Un aspetto importante da considerare per il calcolo delle plusvalenze è l’utilizzo del metodo Lifo (Last In, First Out). Questo metodo prevede che la plusvalenza sia calcolata considerando che la prima criptovaluta venduta sia l’ultima acquistata, con conseguente aumento della complessità per chi ha effettuato numerose operazioni. Questa modalità impone di tracciare ogni singola transazione per determinare il costo fiscale delle criptovalute cedute.

Trattamento delle minusvalenze

Dal 1° gennaio 2023, è possibile compensare le minusvalenze realizzate con le plusvalenze ottenute nello stesso periodo d’imposta o negli anni successivi, per un massimo di quattro anni. Tuttavia, le minusvalenze accumulate prima del 2023 non sono compensabili. Per quanto riguarda le minusvalenze future, il testo attuale del Ddl di Bilancio 2025 non prevede una riduzione, ma è possibile che durante l’iter parlamentare venga introdotta una misura per ridurre le minusvalenze pre-2025 al 61,9%, come avvenuto in passato quando l’aliquota sulle rendite finanziarie passò dal 20% al 26%.

Possibile affrancamento delle plusvalenze

Un’ulteriore proposta in discussione riguarda la possibilità di affrancare le plusvalenze maturate al 31 dicembre 2024 pagando un’imposta sostitutiva del 26% in via opzionale, per evitare che l’aumento al 42% sia applicato retroattivamente. Questa soluzione consentirebbe agli investitori di regolare anticipatamente le plusvalenze accumulate, limitando l’impatto dell’aumento dell’aliquota.

Impatti per gli investitori

L’incremento dell’aliquota al 42% potrebbe scoraggiare alcuni investitori e influenzare l’attrattiva del mercato delle criptovalute in Italia. Tuttavia, l’adozione di un’imposta sostitutiva al 26% per l’affrancamento delle plusvalenze potrebbe costituire una via d’uscita vantaggiosa, soprattutto per coloro che hanno accumulato significativi guadagni nel corso degli anni.

Questa modifica fiscale fa parte di una strategia più ampia di armonizzazione della tassazione sulle criptoattività in Europa, promuovendo una maggiore trasparenza e una regolamentazione più solida per un settore ancora giovane ma in rapida espansione.

 

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