Il mercato dei capitali sta cambiando. Sempre più PMI italiane guardano all’equity crowdfunding come strumento concreto per accedere a risorse finanziarie esterne senza passare dal credito bancario. Si tratta di una forma di finanza alternativa che consente la raccolta di capitale di rischio attraverso portali online autorizzati, rivolgendosi a un pubblico potenzialmente ampio di investitori.
La normativa di riferimento è stata profondamente rinnovata con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2020/1503, recepito in Italia con il Dlgs 30/2023, che ha uniformato le regole europee e ridefinito ruoli e responsabilità dei fornitori di servizi di crowdfunding. Oggi l’attività è riservata a soggetti vigilati, autorizzati da Consob e Banca d’Italia, con precisi obblighi di correttezza, trasparenza e protezione degli investitori. I fornitori dei servizi devono rispettare standard professionali, garantire la diffusione di informazioni chiare, fornire meccanismi di reclamo ed essere in grado di gestire conflitti di interesse.
Un canale alternativo di raccolta per le PMI
L’equity crowdfunding permette alle PMI di raccogliere capitali mediante l’emissione di quote o azioni, che vengono offerte a investitori retail e professionali attraverso piattaforme digitali. I vantaggi per le imprese sono molteplici: non si tratta di debito, non grava sulla liquidità, non richiede garanzie personali e consente l’apertura a nuovi soci finanziatori, con benefici anche in termini di visibilità, marketing e fidelizzazione.
Uno degli aspetti più rilevanti è l’estensione della possibilità di offerta pubblica anche alle Srl, grazie alla deroga all’art. 2468, comma 1, del Codice civile per le startup e le PMI innovative. Ciò consente anche a queste società, che rappresentano la forma giuridica prevalente tra le imprese italiane, di accedere al mercato del capitale di rischio.
La struttura dell’offerta: aspetti tecnici e giuridici
Per impostare correttamente una campagna di equity crowdfunding, è necessario definire con precisione:
- la valutazione pre-money dell’impresa;
- la percentuale di capitale offerta e i diritti patrimoniali e amministrativi associati;
- la governance post-offerta, inclusa la gestione dei soci di minoranza;
- le clausole statutarie di tutela dell’investitore: diritto di recesso, covendita, prelazione o altri meccanismi di exit;
- il piano industriale e la destinazione dei fondi raccolti.
La normativa prevede che le quote o azioni acquistate tramite crowdfunding siano registrate in un apposito registro o tramite un intermediario, per garantirne la circolazione e la tracciabilità. È essenziale predisporre uno statuto coerente con questa modalità di raccolta e con le esigenze di controllo societario.
Vantaggi per l’impresa e per l’investitore
Dal lato delle imprese, i benefici principali sono:
- accesso a capitali altrimenti difficili da ottenere;
- rafforzamento patrimoniale e miglioramento del rating bancario;
- maggiore notorietà sul mercato;
- costruzione di una community di sostenitori e clienti-investitori.
Per l’investitore, i vantaggi includono:
- possibilità di entrare in progetti ad alto potenziale;
- investimento accessibile anche con piccoli importi;
- diversificazione del portafoglio;
- eventuale rendimento da exit (acquisizioni, IPO, buy-back).
Rischi e profili critici
Tuttavia, i rischi sono significativi e devono essere valutati attentamente. Le startup o PMI early stage presentano un’alta probabilità di insuccesso. Le informazioni fornite dipendono dalla trasparenza del proponente e dalla vigilanza del portale. Non esistono garanzie pubbliche o fondi di tutela: l’unica garanzia indiretta per l’investitore resta il patrimonio del gestore, in caso di inadempienze informative.
Anche per l’impresa ci sono elementi da considerare: il rischio di non raggiungere l’obiettivo minimo, l’esposizione pubblica, la necessità di una governance più strutturata e la gestione di rapporti con molti soci.
Esempio pratico 1 Una startup tecnologica in fase seed raccoglie 400.000 euro tramite un portale autorizzato per finanziare lo sviluppo di un nuovo prodotto e l’ingresso nel mercato estero. In cambio, cede il 10% del capitale sociale, con clausole di recesso per gli investitori al verificarsi di un cambio di controllo. La campagna consente di raccogliere fondi, ottenere visibilità e attrarre successivamente investitori istituzionali.
Esempio pratico 2 Una PMI familiare del settore agroalimentare lancia una campagna di equity crowdfunding per finanziare un impianto di trasformazione sostenibile. Coinvolge stakeholder territoriali, clienti affezionati e micro-investitori, rafforzando l’identità di marca e creando una community attiva intorno al progetto. L’impresa beneficia inoltre di ritorni reputazionali e sinergie commerciali con nuovi partner.
Il ruolo strategico
Affrontare una campagna di equity crowdfunding richiede visione, metodo e competenza. Lo studio Beneggi e Associati supporta le PMI nella strutturazione completa del processo: analisi di fattibilità, predisposizione del piano industriale, valutazione, statuto, corporate governance, documentazione legale e informativa.
Attraverso un approccio integrato, lo studio assiste le imprese nel costruire una proposta credibile, trasparente e competitiva, riducendo i rischi operativi e giuridici, e valorizzando il potenziale di attrazione del progetto. La raccolta di capitale diventa così una leva concreta per la crescita, l’innovazione e la competitività.