Fringe benefit detassati dal 2023, sei verifiche per le imprese

 

I fringe benefit sono una forma di retribuzione indiretta che le imprese possono offrire ai propri dipendenti, in aggiunta al normale stipendio. Si tratta di vantaggi economici o in natura, come ad esempio l’auto aziendale, il buono pasto, il telefono cellulare, l’assicurazione sanitaria, la formazione professionale, ecc.

 

Dal 2023, i fringe benefit saranno soggetti a una nuova disciplina fiscale e contributiva, che prevede una maggiore detassazione per i lavoratori con figli a carico. In particolare, i dipendenti con almeno un figlio minore o disabile potranno beneficiare di un’esenzione fino a 3mila euro annui da imposte e contributi sui fringe benefit ricevuti. Per i lavoratori senza figli a carico, invece, l’esenzione sarà limitata a 516,46 euro annui.

 

Questa novità è stata introdotta dalla legge di bilancio 2021 (legge n. 178/2020), con lo scopo di incentivare la conciliazione tra vita e lavoro e di sostenere le famiglie con figli. Tuttavia, la sua applicazione richiede alle imprese di effettuare alcune verifiche preliminari, per evitare errori o sanzioni.

Ecco sei aspetti da tenere in considerazione:

  1. La nuova disciplina si applica ai fringe benefit erogati dal 1° gennaio 2023. Pertanto, le imprese devono calcolare l’importo delle erogazioni già effettuate nel 2021 e nel 2022, per verificare se i dipendenti hanno già raggiunto o superato il limite di esenzione previsto per il 2023.
  2. La nuova disciplina si applica solo ai fringe benefit previsti dall’articolo 51 del TUIR (testo unico delle imposte sui redditi), che sono quelli più comuni e diffusi. Non si applica invece ai fringe benefit previsti da altre norme, come ad esempio quelli relativi alla mobilità sostenibile (articolo 1, comma 354, della legge n. 205/2017) o alla partecipazione agli utili (articolo 51-bis del TUIR).
  3. La nuova disciplina si applica solo ai dipendenti subordinati, non ai collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.) o ai lavoratori autonomi. Inoltre, si applica solo ai dipendenti che hanno un rapporto di lavoro in essere con l’impresa che eroga i fringe benefit, non a quelli che li ricevono da altre imprese del gruppo o da terzi.
  4. La nuova disciplina prevede che i dipendenti debbano comunicare all’impresa il numero dei figli a carico e il loro codice fiscale, entro il 31 gennaio di ogni anno. L’impresa deve conservare questa comunicazione e trasmetterla all’Agenzia delle Entrate entro il 28 febbraio di ogni anno. In caso di variazioni nel corso dell’anno (ad esempio per nascita o adozione di un figlio), i dipendenti devono comunicarle all’impresa entro il mese successivo.
  5. La nuova disciplina prevede che i dipendenti debbano dichiarare nella dichiarazione dei redditi i fringe benefit ricevuti e l’eventuale eccedenza rispetto al limite di esenzione. L’eccedenza sarà tassata come reddito da lavoro dipendente e soggetta a ritenuta alla fonte da parte dell’impresa.
  6. La nuova disciplina prevede che le imprese debbano indicare nella certificazione unica dei redditi dei dipendenti l’importo dei fringe benefit erogati e l’eventuale eccedenza rispetto al limite di esenzione. L’eccedenza sarà assoggettata a contribuzione previdenziale e assistenziale da parte dell’impresa e del dipendente.

 

In conclusione, i fringe benefit detassati dal 2023 rappresentano un’opportunità per le imprese di valorizzare i propri dipendenti e di favorire il loro benessere. Tuttavia, richiedono una corretta gestione amministrativa e fiscale, per evitare rischi o sanzioni.

 

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