Tra i documenti che compongono il bilancio d’esercizio, il rendiconto finanziario è forse quello meno valorizzato ma più capace di indicare, con chiarezza, la rotta della liquidità. Obbligatorio per tutte le imprese che redigono il bilancio in forma ordinaria, esclusi dunque i soggetti che applicano l’articolo 2435-bis (bilancio abbreviato) e 2435-ter (microimprese) del Codice civile, questo documento rappresenta un punto di osservazione privilegiato sul flusso di cassa aziendale.
Sebbene il rendiconto finanziario sia ormai parte integrante della struttura di bilancio, nella pratica è spesso generato in modo automatico dai software gestionali, che lo costruiscono attingendo dai dati dello stato patrimoniale e del conto economico. Questa modalità standardizzata ne riduce, però, il valore interpretativo. Eppure, il principio contabile OIC 10 individua nel rendiconto uno strumento fondamentale per rappresentare la capacità di un’impresa di generare e impiegare liquidità nel tempo.
Metodo indiretto e metodo diretto
L’OIC 10 prevede due modalità per la costruzione del rendiconto finanziario: il metodo diretto e il metodo indiretto. Quest’ultimo è di gran lunga il più diffuso nella prassi, non solo per consuetudine ma anche per ragioni tecniche, data la sua compatibilità con l’impianto informativo aziendale e la contabilità generale. Il metodo diretto richiede un’elaborazione più puntuale, con la rilevazione dei flussi monetari in entrata e uscita, mentre l’indiretto parte dall’utile netto e lo rettifica attraverso una serie di aggiustamenti non monetari e variazioni del capitale circolante.
Le tre aree chiave del rendiconto finanziario
Nel metodo indiretto, lo schema del rendiconto finanziario si articola su tre blocchi distinti:
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Attività operativa (A): è la principale area generativa della liquidità aziendale. Comprende l’utile netto rettificato per componenti non monetari (ammortamenti, accantonamenti) e per le variazioni del capitale circolante netto (crediti, debiti, rimanenze).
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Attività di investimento (B): include gli impieghi e i disinvestimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali. L’acquisto di beni strumentali riduce la cassa, mentre le dismissioni la alimentano.
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Attività di finanziamento (C): registra i flussi legati al reperimento o alla restituzione di capitale, sotto forma di equity o debito. L’aumento di capitale o l’accensione di finanziamenti generano cassa, mentre il rimborso di prestiti la assorbe.
Questo schema consente di comprendere, con immediatezza, dove si genera e dove si consuma cassa all’interno dell’azienda.
Liquidità operativa: un indicatore cruciale
Il flusso derivante dall’attività operativa è indicatore primario della sostenibilità del business. Non è sufficiente generare utile: è necessario che l’utile si traduca in liquidità. Per questo, la gestione del circolante ha un peso determinante. Un incremento dei crediti commerciali o delle rimanenze può compromettere anche i risultati economici più favorevoli, se non è accompagnato da una politica efficace di incasso e gestione degli approvvigionamenti.
Una crescita delle vendite, quindi, va sempre analizzata alla luce della sua capacità di produrre cassa e non solo in termini di fatturato. Allo stesso modo, il pagamento tempestivo dei fornitori rappresenta un impegno di cassa, da pianificare coerentemente con le entrate attese.
Le aree di investimento e finanziamento: lettura strategica
La seconda e la terza sezione del rendiconto aiutano a comprendere le scelte strategiche dell’impresa:
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un’impresa che investe, ad esempio in nuovi impianti o tecnologie, assorbe cassa ma punta al miglioramento del proprio core business;
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un’impresa che si finanzia presso terzi lo fa per sostenere investimenti o compensare carenze di liquidità operativa.
Anche la dismissione di asset può rappresentare una scelta razionale, soprattutto se orientata a riequilibrare la struttura finanziaria o a liberare risorse non più strategiche.
Rendiconto finanziario: strumento ancora sottovalutato
Nonostante la sua importanza, il rendiconto finanziario resta uno dei documenti meno analizzati dai lettori di bilancio. La mancanza di commenti specifici in nota integrativa ne limita il valore informativo. Eppure, una lettura attenta del rendiconto consente di identificare tempestivamente tensioni finanziarie, squilibri gestionali o politiche di investimento e finanziamento non sostenibili nel medio termine.
Per questo motivo, è auspicabile che le imprese inizino a valorizzare il documento con analisi qualitative, anche attraverso l’inserimento in nota integrativa di commenti mirati sulle cause principali dei flussi generati o assorbiti.
Conclusioni operative
Il rendiconto finanziario non è solo un adempimento contabile, ma una vera e propria bussola per la gestione della liquidità. Aiuta a comprendere se il modello di business è realmente sostenibile e se le politiche gestionali adottate sono coerenti con gli obiettivi finanziari. Per le imprese, analizzarlo con attenzione significa dotarsi di uno strumento di diagnosi e di previsione. Per i professionisti, spiegarne le logiche ai propri clienti vuol dire aggiungere valore alla consulenza contabile e direzionale.
Lo Studio Beneggi e Associati affianca le imprese nella lettura critica del rendiconto finanziario e nella sua valorizzazione quale strumento gestionale e strategico. Per una gestione consapevole e orientata alla solidità finanziaria.