La pubblicazione della Legge 76/2025 sulla Gazzetta Ufficiale del 26 maggio segna una svolta per il sistema imprenditoriale italiano. Per la prima volta, viene data piena attuazione all’articolo 46 della Costituzione, configurando un modello multilivello di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa. Una rivoluzione silenziosa che interessa in particolare le imprese familiari, chiamate a un cambio di paradigma: da enclave gestionali chiuse a organismi aperti, inclusivi e competitivi.
Il nuovo impianto normativo riconosce ai lavoratori un ruolo attivo e corresponsabile in quattro ambiti fondamentali: gestionale, economico-finanziario, organizzativo e consultivo. Il fine è superare la storica contrapposizione tra capitale e lavoro, strutturando un’alleanza stabile e orientata alla creazione di valore condiviso.
Governance partecipata: un cambio di passo strategico
Nelle imprese a conduzione familiare, spesso fortemente centralizzate, l’introduzione di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione (o di sorveglianza) può sembrare controintuitiva. In realtà, si tratta di una leva evolutiva. Coinvolgere chi opera ogni giorno nell’impresa nel processo decisionale strategico aumenta il livello di accountability e produce un duplice effetto: responsabilizzazione interna e attrattività esterna verso nuovi talenti e investitori.
Esempio pratico 1: governance condivisa in una PMI manifatturiera
Una PMI familiare nel settore meccanico, con 80 dipendenti, ha introdotto un rappresentante dei lavoratori nel consiglio di amministrazione, con supporto di uno statuto aggiornato e accordi integrativi aziendali. Il risultato? Aumento della produttività del 12% in un anno, miglioramento del clima aziendale e riduzione del turnover operativo. La presenza del rappresentante ha facilitato il dialogo strategico nelle fasi di innovazione di prodotto, anticipando criticità operative e proponendo soluzioni condivise.
Partecipazione economica: redistribuire valore per creare fiducia
Il legislatore ha previsto significativi incentivi fiscali per le imprese che adottano modelli di partecipazione economica dei dipendenti. In particolare:
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imposta sostitutiva agevolata su utili distribuiti fino a 5.000 euro (anziché 3.000)
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esenzione IRPEF del 50% su dividendi fino a 1.500 euro in caso di azionariato diffuso
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possibilità di convertire premi di risultato in azioni aziendali
Esempio pratico 2: azionariato diffuso in una società vitivinicola familiare
Un’impresa agricola a gestione familiare ha introdotto un piano di azionariato riservato a 15 dipendenti, assegnando una quota del 10% degli utili. Gli stessi dipendenti hanno potuto acquisire azioni equivalenti al valore del premio di risultato. L’operazione ha ridotto il cuneo fiscale, motivato il personale chiave e consolidato il legame fiduciario con l’azienda.
Partecipazione organizzativa e consultiva: struttura e ascolto
Commissioni paritetiche, strumenti di confronto vincolato, figure aziendali per la formazione e il welfare: sono elementi che rafforzano l’architettura relazionale interna. Anche le imprese con meno di 35 dipendenti possono aderire, con il supporto degli enti bilaterali. Si tratta di meccanismi flessibili, ma strutturati, che valorizzano le risorse umane come asset strategico, non solo come costo da ottimizzare.
Strategia e metodo: perché Beneggi e Associati è il partner giusto
La complessità tecnica e organizzativa della Legge 76/2025 richiede una guida esperta e interdisciplinare. Beneggi e Associati, con oltre trent’anni di esperienza in ambito societario, fiscale e contrattuale, rappresenta il partner ideale per implementare in modo efficace i nuovi modelli partecipativi.