Investimenti agevolabili con il credito di imposta 4.0 fino a 20 milioni di spesa, sale fino a 4 mln lo scaglione il cui contributo copre il 40% della spesa, e al 10% il contributo per i macchinari tradizionali. Il contributo per la ricerca e sviluppo arriva fino al 20%, quello sull’innovazione al 15% mentre sono allo studio anche incentivi per lo smart working.
L’incentivo per i beni strumentali: Lo strumento ha lo scopo principale di supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Nell’attuale forma, il credito si applica agli investimenti effettuati a decorrere dal 1° gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il 30 giugno 2021 a condizione che entro il 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. La legge di Bilancio sposterà questi orizzonti temporali, da valutare se su un arco temporale di tre anni, come nelle intenzioni del ministero dello sviluppo economico (Mise), o di un anno soltanto. Attualmente, per gli investimenti in beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro e del 20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro. Per il 2021 è prevista la possibilità di arrivare ad agevolare la fascia di investimenti fino a 20 milioni di euro, introducendo una nuova soglia che consente di ottenere un incentivo del 10%, e di innalzare da 2,5 milioni a 4 milioni di euro la soglia che consente di beneficiare dell’incentivo al 40%. Supporta anche gli investimenti in beni strumentali immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0, per questi attualmente è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 700 mila euro, in questo caso, l’intenzione del Mise è di alzare la percentuale di aiuto al 20% e la soglia massima di investimento a un milione di euro. Prevede incentivi anche per gli investimenti in altri beni strumentali materiali, diversi da quelli tecnologicamente avanzati. Per questi nel 2020 è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 6% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 2 milioni di euro; il Dpb annuncia che è allo studio un innalzamento al 10% per imprese entro un determinato fatturato annuo, con possibilità di potenziare ulteriormente l’agevolazione laddove gli investimenti siano legati allo smartworking.
L’incentivo per le attività di ricerca & sviluppo: Un altro strumento rilevante è il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design. Attualmente, l’attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico è incentivata con un credito d’imposta in misura pari al 12% delle spese agevolabili nel limite massimo di 3 milioni di euro; l’idea del Mise è di portare l’aiuto al 20% su una spesa massima di 5 milioni di euro. Per le attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati, il credito d’imposta per il 2020 è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro, incrementato al 10% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro in caso di attività di innovazione tecnologica 4.0; le aliquote, in questo caso, passerebbero rispettivamente al 10 e al 15%, con tetto di spesa a 3 milioni di euro.
L’incentivo per la formazione 4.0: Il credito d’imposta per la formazione è concesso, in percentuale delle spese relative al personale dipendente, impegnato nelle attività di formazione ammissibili e limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione, è riconosciuto in misura del 50% delle spese ammissibili e nel limite massimo annuale di 300 mila euro per le piccole imprese. Per le medie imprese ammonta al 40% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro e per le grandi imprese ammonta al 30% delle spese ammissibili, sempre nel limite massimo annuale di 250 mila. Per rafforzare l’interesse sullo strumento, il Mise vorrebbe ampliare il ventaglio delle spese ammissibili, includendo il costo per i formatori e altri eventuali costi connessi alla formazione.