Iperammortamento 2026: guida completa ai nuovi calcoli per gli investimenti

Iperammortamento 2026: scopri beni agevolati, risparmio fiscale e gestione della fase transitoria. Guida completa aggiornata.
L’iperammortamento è una misura fiscale che consente alle imprese di maggiorare, ai soli fini fiscali, il costo dei beni strumentali ammortizzabili, generando un risparmio d’imposta proporzionale alla maggiorazione. Introdotto per la prima volta dalla legge di Bilancio 2017 (L. 232/2016), è stato sostituito negli anni dai crediti d’imposta 4.0 e 5.0. Con il Ddl di Bilancio 2026 (A.S. 1689), ora in discussione al Senato, la misura viene reintrodotta con alcune novità significative, riservata alle imprese e non ai professionisti.
Il nuovo iperammortamento si applica come variazione fiscale in diminuzione, senza impatto sul bilancio civilistico, e mira a incentivare investimenti in beni tecnologici e sostenibili, favorendo la transizione ecologica e l’autoproduzione di energia.

Ambito oggettivo: quali beni sono agevolati

Secondo il Ddl di Bilancio, i beni incentivati sono quelli già previsti dagli allegati A e B alla legge 232/2016, che includono macchinari, dispositivi e software funzionali alla trasformazione digitale 4.0. Restano esclusi i beni “ordinari” che in passato beneficiavano del superammortamento.
La novità più rilevante riguarda l’inclusione dei beni strumentali destinati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili per autoconsumo, anche a distanza, e degli impianti di stoccaggio energetico. Rientrano in questa categoria gli impianti fotovoltaici conformi ai requisiti europei, con efficienza minima tra il 21,25% e il 24% a seconda delle caratteristiche delle celle.
Un’ulteriore innovazione è l’agevolazione potenziata per investimenti che garantiscono risparmi energetici sulla struttura produttiva di almeno il 3%, elevati al 5% nei processi direttamente interessati dall’intervento.

Misura dell’agevolazione e calcolo del risparmio fiscale

L’iperammortamento 2026 prevede percentuali differenziate in base all’importo dell’investimento:
  • Fino a 2,5 milioni di euro: maggiorazione del 180% per beni 4.0 e del 220% per investimenti green.
  • Oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni: aliquote ridotte rispetto alla fascia base.
  • Oltre 10 milioni e fino a 20 milioni: ulteriori riduzioni, secondo la logica di progressività.
Il risparmio fiscale si concretizza come minore imposta sul reddito (Ires o Irpef) calcolata sulla quota di ammortamento maggiorata. La velocità di recupero dipende dai coefficienti fiscali di ammortamento previsti dal Dm 31 dicembre 1988: beni con ammortamento rapido consentono un ritorno più immediato.
Va considerato che il nuovo iperammortamento assume i costi ammissibili al netto di altri incentivi ricevuti, evitando cumuli eccessivi.

Differenze rispetto ai crediti d’imposta 4.0 e 5.0

A differenza dei crediti d’imposta, l’iperammortamento non genera un credito utilizzabile in compensazione, ma riduce la base imponibile nel tempo. Questo implica che il beneficio è legato alla presenza di utile fiscale: in assenza di imponibile positivo, il vantaggio è rinviato agli esercizi successivi. Le imprese con perdite fiscali o regimi agevolati particolari (es. cooperative sociali) devono valutare attentamente la convenienza.
Un altro aspetto riguarda la gestione civilistica: il calcolo si basa sui coefficienti fiscali, indipendentemente dall’ammortamento civilistico, anche se inferiore al massimo consentito. Questa impostazione, già adottata in passato, riduce l’impatto delle scelte di bilancio sulla fruizione dell’agevolazione.

Fase transitoria 2025-2026: cosa fare per non perdere il beneficio

La gestione degli investimenti programmati tra il 2025 e il 2026 è cruciale. In base alla prassi consolidata (circolare Confindustria 22 dicembre 2016, Telefisco 2017, circolare Aidc n. 3/2017), i beni consegnati prima dell’entrata in vigore della norma non sono agevolabili, anche se entrano in funzione nel 2026. Tuttavia, dovrebbero essere ammessi i beni per i quali siano stati versati acconti nel 2025 e consegnati nel 2026, come chiarito nella consulenza giuridica 909/10/2019.
Per evitare esclusioni, è consigliabile pianificare gli ordini e i pagamenti in modo da rispettare i requisiti temporali. La corretta imputazione degli acconti e la documentazione delle date di consegna saranno determinanti in sede di controllo.

Come stimare la convenienza dell’iperammortamento

Il vantaggio fiscale dipende da vari fattori: importo dell’investimento, aliquota di maggiorazione, coefficiente di ammortamento e presenza di utile imponibile. Per stimare il beneficio, occorre simulare il piano di ammortamento fiscale e calcolare il risparmio d’imposta anno per anno. Le imprese con elevata redditività e investimenti in beni ad ammortamento rapido otterranno il ritorno più significativo.
Integrare questa analisi nella pianificazione fiscale consente di ottimizzare le scelte di investimento e di bilancio. Considerare anche l’interazione con altri incentivi (es. crediti d’imposta residui) è fondamentale per evitare sovrapposizioni e massimizzare il vantaggio complessivo.

Perché agire subito

L’iperammortamento 2026 rappresenta una leva strategica per le imprese che investono in innovazione e sostenibilità. Prepararsi oggi significa garantire la conformità ai requisiti e sfruttare al meglio la finestra temporale. Monitorare l’iter parlamentare del Ddl di Bilancio e predisporre un piano di investimenti coerente con le nuove regole è il passo decisivo per non perdere l’opportunità.
Integrare questa misura nella strategia aziendale consente di ridurre il carico fiscale, accelerare la transizione digitale ed energetica e rafforzare la competitività. Agire tempestivamente è la chiave per trasformare l’agevolazione in un vantaggio concreto.

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