La rilevazione dei lavori in corso su ordinazione rappresenta uno snodo contabile cruciale per le imprese operanti su commessa, in particolare in ambito edilizio, ingegneristico e impiantistico. Il principio contabile OIC 23 disciplina in modo specifico la contabilizzazione dei ricavi e dei costi, offrendo due criteri alternativi: il metodo della commessa completata e quello della percentuale di completamento. La scelta tra i due incide significativamente sul risultato economico d’esercizio e sulla rappresentazione patrimoniale.
I due criteri di rilevazione: logiche e vincoli
Il metodo della commessa completata prevede la rilevazione di ricavi e margini solo al momento della conclusione dei lavori. Tale approccio è ammesso esclusivamente:
-
per commesse di durata inferiore a 12 mesi;
-
o per commesse pluriennali in cui non sia oggettivamente applicabile il metodo della percentuale di completamento.
La commessa è da ritenersi “completata” solo se:
-
il bene è costruito e accettato dal committente;
-
i collaudi, se richiesti, hanno avuto esito positivo;
-
eventuali costi residui sono marginali e stanziati in bilancio;
-
le incertezze residue sono stimabili con ragionevolezza.
Al contrario, il metodo della percentuale di completamento distribuisce ricavi e margine lungo tutta la durata della commessa, stimando per ciascun esercizio il grado di avanzamento (input o output based). Il criterio più diffuso è il cost-to-cost: la percentuale di avanzamento è data dal rapporto tra costi consuntivati e costi totali stimati.
Esempio pratico: una commessa triennale
Un’impresa appaltatrice avvia una commessa triennale con corrispettivo contrattuale pari a € 2.000.000.
Primo esercizio: costi sostenuti € 600.000 su un totale stimato di € 1.800.000
→ avanzamento: 33,3% → ricavi maturati € 666.667
Secondo esercizio: nuovi costi € 800.000 (totale € 1.400.000), ma i costi a finire aggiornati sono € 800.000
→ costi totali stimati € 2.200.000 → avanzamento 63,6%
→ ricavi maturati cumulati € 1.272.727 → il margine a finire è negativo: la commessa va in perdita
Terzo esercizio: la commessa è completata e viene fatturato il saldo
→ ricavi totali € 2.000.000 → costi totali € 2.200.000 → perdita complessiva € 200.000
Le commesse in perdita: trattamento contabile
La previsione di una perdita, anche in fase iniziale, comporta l’obbligo di:
-
valutare la commessa al costo (azzerando ogni margine positivo precedentemente rilevato);
-
rilevare l’intera perdita stimata come rettifica dei lavori in corso o, se superiore, tramite un fondo rischi.
Non è ammessa alcuna compensazione tra commesse in utile e commesse in perdita. L’identificazione puntuale e tempestiva delle perdite previste è essenziale per rispettare i principi di prudenza e trasparenza, e per evitare sovrastime patrimoniali.
Confronto tra i due metodi
Con il metodo della commessa completata, l’intera perdita di € 200.000 verrebbe registrata solo nell’ultimo esercizio. Con la percentuale di completamento, il margine negativo viene progressivamente assorbito nei risultati di ciascun anno. La differenza di timing incide sul conto economico e sulla capacità dell’impresa di rappresentare correttamente l’evoluzione dei propri impegni contrattuali.
Opportunità strategiche e implicazioni
Un’impresa che gestisce contratti complessi deve strutturare un sistema di controllo di gestione capace di:
-
stimare e aggiornare con precisione i costi a finire;
-
monitorare i margini di commessa con cadenza almeno trimestrale;
-
adottare criteri coerenti tra amministrazione e controllo per evitare disallineamenti nei KPI di marginalità.
Esempio concreto: un’impresa impiantistica acquisisce una commessa per un centro logistico. Il margine stimato all’avvio è del 10%. Dopo un anno, variazioni progettuali e rincari nei materiali riducono il margine previsto sotto zero. Solo una revisione dinamica del budget consente l’iscrizione tempestiva della perdita, evitando l’errata distribuzione di utili non realizzati.
Affidarsi a professionisti esperti nella corretta applicazione dei principi OIC è essenziale non solo per la compliance, ma per garantire l’integrità dei dati contabili a supporto delle decisioni strategiche.