Investire in oro oggi non significa necessariamente acquistare lingotti o monete. In un contesto in cui sicurezza, liquidabilità e semplicità operativa sono priorità crescenti, gli strumenti finanziari legati all’oro – in particolare ETF (Exchange Traded Fund) e ETC (Exchange Traded Commodities) – si affermano come alternative efficienti e accessibili. Tuttavia, se da un lato questi strumenti eliminano i problemi pratici dell’oro fisico, dall’altro presentano differenze fiscali sostanziali che incidono sulla pianificazione patrimoniale.
ETF: fondi armonizzati ma con fiscalità rigida
Gli ETF sono fondi a gestione passiva che replicano l’andamento di un indice o di un paniere di attività, tra cui l’oro. Rientrano nella categoria degli OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio) e, in quanto tali, generano redditi di capitale. I proventi – dividendi o guadagni da disinvestimento – sono soggetti a una ritenuta a titolo d’imposta del 26%, se l’ETF è armonizzato e domiciliato in un Paese UE. Diversamente, per ETF non armonizzati, si applica la tassazione progressiva Irpef.
La complicazione emerge però quando si tenta di compensare perdite pregresse. Le minusvalenze derivanti da ETF, essendo classificate come redditi diversi, non sono compensabili con le plusvalenze da ETF stessi, che restano redditi di capitale. Ciò può penalizzare fiscalmente l’investitore, soprattutto in una strategia multi-asset dove le oscillazioni sono fisiologiche.
ETC: replica diretta e fiscalità più flessibile
Gli ETC non sono fondi ma strumenti finanziari emessi da una società veicolo (SPV) che investe direttamente in materie prime, come l’oro fisico, o in contratti derivati collegati. Non generano redditi di capitale, bensì redditi diversi di natura finanziaria. Questo consente una piena compensabilità delle plusvalenze con eventuali minusvalenze, sia da altri ETC che da azioni, obbligazioni o strumenti similari.
Dal punto di vista fiscale, dunque, gli ETC risultano più “intercambiabili” nella gestione fiscale del portafoglio. I proventi da ETC sono assoggettati all’imposta sostitutiva del 26% al momento della realizzazione, come previsto dall’articolo 67 del Tuir. L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione 72/E/2010, ha equiparato gli ETC a rapporti finanziari da cui derivano pagamenti legati all’andamento dell’oro, chiarendo il loro corretto trattamento tributario.
Esempio 1 – ETF armonizzato in perdita
Un risparmiatore acquista nel 2023 quote di un ETF oro domiciliato in Lussemburgo. Dopo due anni, vende le quote con una perdita di 2.000 euro. Nel frattempo, ha ottenuto plusvalenze da altri ETF per 3.000 euro. Nonostante la perdita, non può compensarla con il guadagno, perché i due redditi sono di natura diversa. Il risultato è una tassazione piena sul profitto e una perdita “congelata”.
Esempio 2 – ETC e compensazione immediata
Un altro investitore detiene ETC oro e azioni. Vende entrambi realizzando una plusvalenza di 1.000 euro sugli ETC e una minusvalenza di 800 euro sulle azioni. In questo caso, la compensazione è pienamente ammessa e l’imposta si applica solo su 200 euro di guadagno netto.
Aspetti patrimoniali: RW e Ivafe
Tanto gli ETF quanto gli ETC, se detenuti su conti esteri o attraverso intermediari non residenti, devono essere indicati nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. Questo implica anche il pagamento dell’IVAFE, l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (0,2% annuo). In alternativa, l’investitore può optare per il regime di risparmio gestito o amministrato, sollevandosi dagli obblighi di monitoraggio fiscale diretto.
Una scelta che va oltre la logica dell’investimento
Scegliere tra ETF e ETC non significa solo confrontare performance o costi. È una decisione che coinvolge la pianificazione fiscale, la gestione del rischio, la compatibilità con altri strumenti in portafoglio e la disponibilità a gestire direttamente o delegare gli adempimenti fiscali. È anche una questione di coerenza con gli obiettivi patrimoniali: liquidità, diversificazione, trasparenza, efficacia fiscale.
Lo Studio affianca investitori privati e aziende nella selezione e nella gestione degli strumenti finanziari, con un focus mirato sulla fiscalità degli investimenti in oro. Ogni soluzione viene valutata sulla base delle esigenze individuali e del contesto normativo, per ottimizzare il rendimento netto e minimizzare gli impatti fiscali indesiderati.