Onlus fuori dal Terzo Settore: conseguenze sul patrimonio

Con la transizione delle Onlus verso la qualifica di Enti del Terzo Settore (ETS), molte di queste organizzazioni si trovano a dover fare scelte critiche che influenzeranno il loro futuro, inclusa la gestione del loro patrimonio incrementale. La riforma, introdotta dal Codice del Terzo Settore (Dlgs 117/2017) e ulteriormente dettagliata dalle recenti modifiche normative, ha messo in evidenza diverse casistiche e ha stabilito regole precise per le Onlus che decidono di non aderire al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS).

Le Onlus che scelgono di non iscriversi al RUNTS devono devolvere il loro patrimonio incrementale. Questo significa che la differenza tra il patrimonio al momento dell’acquisizione della qualifica di Onlus e quello al momento della sua perdita deve essere trasferita ad altri enti qualificati. Il patrimonio incrementale include anche i beni il cui valore è aumentato nel tempo, come gli immobili, anche se questo aumento di valore non è direttamente attribuibile al regime fiscale di Onlus.

Esistono alcune eccezioni previste dalla legge 104/2024. Ad esempio, gli enti come i trust Onlus o quelli controllati da pubbliche amministrazioni, che non hanno i requisiti per iscriversi al RUNTS, possono continuare a operare senza dover devolvere il patrimonio incrementale, a condizione che i loro statuti prevedano l’uso non commerciale dei beni e l’assenza di finalità lucrative.

Vantaggi dell’iscrizione al Terzo Settore

Per le Onlus che decidono di diventare ETS, ci sono diversi vantaggi, tra cui la possibilità di accedere a bandi riservati e la semplificazione delle attività commerciali. Inoltre, queste organizzazioni possono beneficiare di un raddoppio dei limiti previsti per i compensi dei lavoratori e di un più ampio ventaglio di attività esercitabili.

 

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