Il decreto legge fiscale approvato il 12 giugno 2025 ha modificato il comma 4-ter dell’articolo 167 del TUIR, regolandone l’efficacia già dall’esercizio 2024 (Modello Redditi 2025). La precedente normativa (Dlgs 209/2023), attuata con un provvedimento del 30 aprile 2024, consentiva alle società controllanti italiane di evitare l’imputazione per trasparenza degli utili derivanti dalle CFC (Controlled Foreign Companies) mediante il versamento di un’imposta sostitutiva del 15 %. Tale opzione eliminava anche la tassazione successiva sui dividendi distribuiti.
Cambiamento introdotto
Il nuovo regime trasforma l’imposta al 15 % non più in sostitutiva, ma in opzionale. Il versamento permette di considerare la partecipata estera come appartenente alla “white list”, esonerandola dal regime CFC di tassazione per trasparenza. Di conseguenza, i dividendi futuri saranno trattati come redditi da partecipazione da “società totalmente imponibili”: per esempio, una S.r.l. o una S.p.A. residente in Italia sarà tassata per solo il 5 % del dividendo netto ricevuto, secondo le regole del “white list”.
Ambito oggettivo dell’opzione
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L’opzione deve riguardare tutte le controllate con redditi passivi (“passive income”) superiori a 1/3 del totale.
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Non occorre l’esistenza di bilanci certificati, a differenza delle regole precedenti.
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L’effetto è presuntivo: la controllata viene trattata come se fosse fiscalmente “white”, indipendentemente dal livello reale di imposizione estero.
Imponibile e calcolo
L’imponibile su cui calcolare l’imposta del 15 % è rappresentato dall’utile contabile della partecipata, incluso l’utile netto e al lordo delle imposte estere, senza dedurre svalutazioni o accantonamenti.
Durata dell’opzione e adempimenti
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L’opzione ha durata triennale e deve coprire tutte le partecipazioni controllate con redditi passivi rilevanti.
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Un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate definirà le modalità operative di esercizio.
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Modello Redditi 2025 e relative istruzioni saranno aggiornati per recepire la novità.
Tax rate test semplificato
Per le partecipate che non esercitano l’opzione, rimane vigente il tax rate test previsto dall’articolo 167, comma 4: si valuta se la tassazione estera è equipollente a quella italiana. È stata però introdotta la possibilità di considerare imposte minime reali sostenute all’estero ai fini di tale calcolo, integrando il credito d’imposta per evitare doppia imposizione (articolo 165 TUIR).
📌 Esempio operativo
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Società A controlla Società B, con un utile contabile lordo di 100.
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Società B opera in un paese con redditi passivi elevati (>33% dei ricavi).
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Con l’opzione TUIR 167‑4‑ter: A versa il 15 nella dichiarazione del 2025 → B diventa “white list”.
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Quando B distribuisce 100 come dividendo a A, quasi tutta la somma viene tassata favorevolmente: solo 5 soggetti a tassazione italiana sul 100 ricevuto.
Grazie a questo meccanismo, le imprese italiane possono neutralizzare il regime CFC pagando una tassa opzionale del 15 %, eliminando l’obbligo di tassazione per trasparenza e garantendo una significativa agevolazione sulla distribuzione di utili. Per molte realtà internazionali, l’opzione rappresenta un’opportunità concreta per ottimizzare la propria struttura fiscale.