Il “nuovo” Patent Box, introdotto con il D.L. 146/2021, punta a premiare le imprese che investono in ricerca e sviluppo mediante una super‑deduzione del 110 % dei costi sostenuti. Questo meccanismo inaugura una modalità diversa rispetto al regime classico basato sui redditi derivanti dagli intangibili: l’agevolazione si calcola sui costi, non sui ricavi, rendendo il beneficio immediatamente fruibile senza l’obbligo di ruling preventivo.
Tuttavia, una delle questioni più dibattute nelle ultime fasi parlamentari riguarda l’inclusione del know how fra i beni agevolabili. Una proposta emendativa (1.037 al D.L. 84/2025) mirava a estendere il perimetro anche a processi, formule, informazioni aziendali riservate. L’emendamento è stato ritirato in Commissione, sancendo che il know how rimane escluso dal regime. Di conseguenza, restano agevolabili soltanto beni immateriali protetti giuridicamente: software coperto da copyright, brevetti, disegni e modelli tutelabili, varietà vegetali e topografie di semiconduttori.
L’esclusione del know how è motivata da ragioni di certezza e verificabilità. Il know how non registrato è difficile da tracciare, imputare e collegare in modo incontrovertibile a costi specifici. Ma questo stesso aspetto penalizza realtà in cui l’innovazione si basa su segreti industriali e conoscenze non brevettate. È un’innovazione “interna”, meno visibile, ma spesso centrale nei processi produttivi.
Il regime attuale premia i costi e non il risultato conseguito, con una conseguenza peculiare: due imprese che investono la stessa cifra ottengono lo stesso beneficio, anche se solo una riesce a convertire l’investimento in successo commerciale. Questo modello può disallineare lo stimolo all’efficienza tecnologica e premiare l’azione senza garantire valore effettivo.
L’assenza del know how dall’elenco agevolabile impone una riflessione strategica per le imprese italiane: molte innovazioni competitive non passano per brevetti ma per processi interni, tecniche proprietarie, conoscenze esclusive. Escluderle dal regime significa indebolire la leva fiscale quale strumento incentivante dell’innovazione “invisibile”.
Per includere il know how, servirebbe una revisione strutturale del regime: criteri affidabili per attestare l’uso e il valore economico del bene, audit certificati, metriche d’uso e sistemi di tracciamento adeguati. Senza controllo e trasparenza, l’incentivo rischierebbe di diventare un vantaggio indeterminato, soggetto a abusi.
Lo Studio Beneggi e Associati assiste le imprese nel valutare i beni agevolabili, nell’elaborazione del dossier documentale secondo i requisiti di “penalty protection” e nella definizione di una strategia che contempli sia il Patent Box che il credito d’imposta R&S. Se vuoi che analizziamo insieme la tua base di costi R&S e identifichiamo la struttura migliore per valorizzare i tuoi asset immateriali, contattaci: possiamo trasformare l’innovazione della tua azienda in un vantaggio competitivo fiscale.