Il nuovo Piano Transizione 5.0, contenuto nella legge di Bilancio 2026, ha cambiato radicalmente il sistema di incentivi agli investimenti. Addio al credito d’imposta e ritorno al maxi-ammortamento, con misure pensate per favorire la digitalizzazione e la sostenibilità energetica delle imprese. In attesa della conversione definitiva della norma, ecco cosa prevede il nuovo quadro operativo, con un focus sugli adempimenti documentali e le opportunità per le imprese.
1. Incentivi subito operativi senza decreto attuativo
Il Piano Transizione 5.0 potrà essere operativo già dal 1° gennaio 2026 grazie all’inserimento diretto delle regole tecniche nella legge, evitando l’attesa di un decreto attuativo. Questo anticipo, auspicato dalle imprese, punta a ridurre l’incertezza e garantire maggiore tempestività nell’accesso alle agevolazioni. La piattaforma del GSE per la trasmissione delle comunicazioni sarà il canale ufficiale per avviare la procedura.
2. Durata del piano e proroga possibile fino al 2027 (o oltre)
Attualmente, le agevolazioni sono previste per investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2026, con coda fino al 30 giugno 2027 se è stato versato un acconto del 20%. Tuttavia, è allo studio un’estensione triennale fino al 2028 oppure un allungamento minimo a settembre 2027. Ciò consentirebbe una pianificazione più ampia per le imprese.
3. Nuove tecnologie ammissibili: AI, cybersecurity e gestionali
Il piano prevede l’aggiornamento dell’elenco dei beni agevolabili, con l’inclusione di tecnologie legate all’intelligenza artificiale, alla cybersecurity e ai software gestionali, anche se su quest’ultimo punto il vincolo della “funzionalità alla transizione ecologica” resta centrale per accedere alla fascia massima del beneficio.
4. Possibile clausola “Made in EU”
Si valuta l’introduzione di una clausola che limiti gli incentivi ai beni prodotti nell’Unione Europea, almeno per quelli materiali. L’obiettivo è sostenere la produzione interna e rafforzare la filiera europea, anche se alcune associazioni chiedono di estendere la clausola anche ai beni immateriali.
5. Comunicazioni più semplici e meno oneri ex ante
Il nuovo impianto prevede una semplificazione delle comunicazioni al GSE. L’impresa dovrà trasmettere le informazioni in via telematica attraverso modelli standardizzati, ma non sarà più necessario dimostrare la riduzione dei consumi energetici al momento della domanda. Restano però obbligatorie le certificazioni ex ante e ex post.
6. Vantaggi fiscali più graduali e impatto contabile ridotto
Il ritorno al maxi-ammortamento consente di distribuire l’impatto sui conti pubblici in più esercizi, a differenza del credito d’imposta che impatta tutto nell’anno dell’investimento. Questo favorisce un uso più efficiente delle risorse pubbliche.
7. Stima di 16 miliardi di investimenti attivati
Secondo le stime ufficiali, il nuovo piano dovrebbe generare circa 16 miliardi di euro di investimenti. Di questi, circa 925 milioni saranno destinati a beni immateriali, più che raddoppiando gli investimenti rispetto al 2023. I beni materiali rappresentano la quota più consistente, con circa 15 miliardi di spesa prevista.
8. Rischio esclusione per imprese in perdita
Il maxi-ammortamento è utilizzabile solo dalle imprese in utile. Chi ha una perdita fiscale potrà beneficiare dell’agevolazione solo negli esercizi successivi. Per le imprese agricole, escluse di fatto dal beneficio, è previsto un credito d’imposta specifico.
9. Documentazione obbligatoria e controlli GSE: cosa serve davvero
Per beneficiare del credito Transizione 5.0 è necessario conservare:
- Fatture e documenti di trasporto con dicitura “bene agevolabile ai sensi dell’articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56”.
- Codice identificativo alfanumerico (TR5-XXXXX) rilasciato dal GSE, da indicare su ogni documento successivo alla comunicazione preventiva.
- Certificazione contabile rilasciata dal revisore dei conti (obbligatoria per le imprese non soggette a revisione).
- Certificazione ex ante ed ex post del risparmio energetico, rilasciate da professionisti abilitati.
- Perizia tecnica asseverata o attestato di conformità che attesti le caratteristiche tecniche e l’interconnessione dei beni.
- Dichiarazione sostitutiva per beni sotto i 300.000 euro, firmata dal legale rappresentante.
10. Le modalità di regolarizzazione delle fatture
Se una fattura è stata emessa senza la dicitura obbligatoria, può essere regolarizzata:
- Sulle fatture cartacee, mediante scrittura indelebile o timbro.
- Sulle fatture elettroniche, tramite stampa con annotazione o integrazione elettronica e invio allo SDI.
La regolarizzazione deve avvenire prima dell’utilizzo del credito d’imposta. Dopo l’avvio delle attività di controllo, non è più possibile rettificare i documenti.
Esempi pratici
- Un’azienda metalmeccanica in utile fiscale potrà investire in nuovi macchinari dotati di AI e ottenere il maxi-ammortamento subito, con obbligo di perizia tecnica e certificazioni energetiche. Tutta la documentazione dovrà essere trasmessa tramite la piattaforma GSE.
- Una PMI in perdita fiscale potrà formalmente richiedere l’agevolazione, ma potrà iniziare a utilizzarla solo quando tornerà in utile. Meglio valutare se rientrare nel credito d’imposta alternativo per le imprese agricole o in perdita.
Il nuovo Piano Transizione 5.0 offre opportunità significative per le imprese che vogliono innovare, ma richiede attenzione alla documentazione e al rispetto delle scadenze. Un supporto professionale può fare la differenza tra ottenere il beneficio o subirne la revoca.
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