Regime di franchigia transfrontaliera: opportunità e criticità operative per le imprese di piccole dimensioni

Dal 1° aprile 2025 è ufficialmente operativo il regime transfrontaliero di franchigia IVA, previsto a livello europeo per agevolare le attività economiche di minore entità che operano in più Stati membri. Con l’attivazione del canale telematico per la trasmissione del modello trimestrale e la pubblicazione dei provvedimenti attuativi n. 460166/2024 e n. 155649/2025 da parte dell’Agenzia delle Entrate, si completa il quadro normativo e tecnico che disciplina l’adesione a tale regime.

Il meccanismo, ispirato al principio di semplificazione per le microimprese europee, mira a ridurre gli obblighi IVA per soggetti con volumi d’affari contenuti. Tuttavia, il nuovo sistema comporta importanti sfide operative e contabili, in particolare per quanto riguarda la corretta emissione delle fatture, la gestione dei registri e l’adeguamento dei software gestionali.

A chi si rivolge il regime di franchigia transfrontaliera

Il regime è destinato a due categorie di operatori economici:

  • Soggetti passivi stabiliti in Italia che effettuano cessioni o prestazioni in altri Paesi UE.

  • Soggetti stabiliti in altri Paesi UE che effettuano operazioni in Italia.

Il requisito principale per l’accesso è il volume d’affari annuo non superiore a 100.000 euro. Tuttavia, ogni Stato può stabilire soglie inferiori: in Italia, ad esempio, il limite per i soggetti esteri è di 85.000 euro.

L’adesione richiede una comunicazione preventiva all’amministrazione fiscale del proprio Paese, indicando gli Stati UE nei quali si intende applicare il regime. È necessario attendere l’autorizzazione da parte dei singoli Stati coinvolti, che in linea generale deve arrivare entro 35 giorni.

Per i soggetti italiani autorizzati, l’Agenzia delle Entrate attribuisce un suffisso “Ex” da apporre alla partita IVA, ma da utilizzare esclusivamente nelle comunicazioni telematiche e non nelle fatture elettroniche.

La comunicazione trimestrale: struttura e contenuto

Una volta ricevuta l’autorizzazione, il soggetto deve presentare trimestralmente la “Comunicazione del regime transfrontaliero di franchigia” entro l’ultimo giorno del mese successivo a ciascun trimestre. Il modello include:

  • Frontespizio: dati identificativi del contribuente, partita IVA con suffisso Ex, mese e anno di riferimento.

  • Quadro A: imponibile delle operazioni effettuate nei vari Stati aderenti e codice Ateco 2025 dell’attività esercitata.

Nel caso in cui nel trimestre non siano state effettuate operazioni, va indicata comunque l’assenza di attività.

La gestione delle fatture attive: emissione e contabilizzazione

L’adeguamento dei software gestionali è in fase avanzata e prevede funzionalità specifiche per la corretta gestione del nuovo regime. In particolare, le fatture attive:

  • Non devono essere qualificate come operazioni intracomunitarie.

  • Devono riportare il codice natura operazione “N2.2” e il regime fiscale “RF20”, che identifica l’adesione al regime di franchigia.

  • Non devono includere il suffisso Ex nella fattura elettronica, in quanto tale informazione rileva solo a livello di comunicazioni telematiche.

Ai fini contabili, queste operazioni non rientrano negli elenchi Intrastat, e non generano obblighi di registrazione ai fini dell’IVA intracomunitaria.

Le fatture passive: trattamento contabile e adempimenti

Dal lato passivo, le imprese italiane che ricevono fatture da soggetti esteri in regime di franchigia devono adottare una gestione differenziata:

  • In caso di ricezione cartacea, va predisposto il documento di integrazione TD17 (servizi) o TD19 (beni).

  • Non va mai utilizzato il TD18, riservato agli acquisti intracomunitari in senso stretto.

  • Tali fatture non sono soggette a reverse charge e non vanno incluse negli elenchi Intrastat.

È confermato l’obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate tramite l’esterometro, ma solo in presenza di documenti cartacei o in formato non strutturato.

Il ruolo dei software gestionali

I principali software contabili, in linea con le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate e del comitato tecnico AssoSoftware, stanno integrando funzionalità per:

  • Individuare automaticamente le operazioni attive e passive rilevanti ai fini del regime di franchigia.

  • Compilare e validare il modello trimestrale, pronto per l’invio tramite Entratel o Fisconline.

  • Assicurare la corretta etichettatura fiscale delle fatture, con codifiche coerenti al tracciato XML ministeriale.

Il completamento di queste funzionalità sarà essenziale per evitare errori nelle comunicazioni e ridurre i rischi di scarti, incoerenze o sanzioni.

Un’area ancora da chiarire: gli effetti sulle imposte dirette

Rimane tuttora aperto un nodo interpretativo di rilievo: quale sarà l’impatto, se presente, sulle imposte dirette? L’adesione al regime di franchigia, infatti, semplifica la gestione IVA, ma non è chiaro se e in che modo debba essere considerata nel calcolo del reddito d’impresa o del volume d’affari ai fini di altre soglie fiscali. In attesa di chiarimenti ufficiali da parte dell’Agenzia delle Entrate, è prudente mantenere tracciabilità e coerenza contabile delle operazioni soggette al regime.

Conclusione

Il regime transfrontaliero di franchigia rappresenta una concreta opportunità di semplificazione per le imprese di piccole dimensioni che operano in ambito comunitario. Tuttavia, la gestione operativa richiede attenzione, aggiornamento degli strumenti informatici e una lettura costante degli sviluppi normativi e tecnici.

Lo studio professionale gioca un ruolo centrale nel garantire il corretto inquadramento delle operazioni, l’allineamento tra contabilità e fiscalità e la predisposizione delle comunicazioni trimestrali. Solo una gestione consapevole consente di sfruttare i vantaggi del regime riducendo i rischi derivanti da una normativa in continua evoluzione.

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