La recente risposta a interpello 421/2023 dell’Agenzia delle Entrate, che stabilisce la tassazione dei rimborsi per le ricariche elettriche fornite dai datori di lavoro ai dipendenti con auto a uso promiscuo, sta sollevando dubbi tra le aziende riguardo la convenienza di continuare il processo di elettrificazione del parco auto. Questa situazione emerge dalla disparità di trattamento fiscale che, paradossalmente, penalizza i veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione.
Molti responsabili della gestione dei veicoli aziendali (fleet manager) stanno riconsiderando le loro scelte, data l’importanza della fiscalità in queste decisioni e le sfide poste dalla transizione ecologica, come l’autonomia limitata dei veicoli e la scarsità di stazioni di ricarica.
La legge di bilancio 2020 ha introdotto una scala graduale di imposizione fiscale per incentivare l’uso di veicoli ecologici, basata sul livello di emissioni di CO2. Per i veicoli a combustione, i costi diretti dei rifornimenti sostenuti dall’azienda, anche tramite fuel card, non generano imponibile aggiuntivo per il dipendente, in quanto il carburante è incluso nel costo chilometrico di esercizio calcolato dalle tabelle Aci, che è la base per il calcolo del fringe benefit.
Per i veicoli elettrici, spesso ricaricati a casa del lavoratore tramite wallbox, i costi di ricarica sono inclusi nel costo chilometrico di esercizio. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate sostiene che i rimborsi esenti da tassazione sono limitati a quelli esplicitamente previsti dalla normativa o a quelli effettuati esclusivamente nell’interesse del datore di lavoro.
Una soluzione potrebbe essere che il datore di lavoro rimborsi direttamente il dipendente per le spese di ricarica, basandosi sul costo unitario effettivo dell’energia indicato nella bolletta del lavoratore. Questo approccio, che considera l’esatto consumo di energia per le ricariche, potrebbe essere riconosciuto dalle Entrate come un meccanismo di rimborsi avente carattere risarcitorio e realizzato nell’esclusivo interesse del datore di lavoro. Tale meccanismo potrebbe essere più vantaggioso, considerando che i costi di ricarica presso le colonnine pubbliche sono generalmente superiori di circa il 50% rispetto a quelli domestici.