Con l’entrata in vigore della direttiva europea Dac7 e del suo decreto di recepimento italiano, si apre una nuova era nel monitoraggio delle attività economiche online.
Le piattaforme digitali, che svolgono un ruolo cruciale nell’economia online, sono ora tenute a fornire all’Agenzia delle Entrate dati dettagliati sulle vendite e sui servizi forniti attraverso i loro siti e app. Queste informazioni includono l’identificativo del venditore, il giro d’affari maturato online, eventuali imposte trattenute e, in caso di locazione, dati dell’immobile affittato e il numero di giorni di affitto.
Questo intervento nasce dalla necessità di superare le difficoltà incontrate dalle amministrazioni finanziarie nel ricostruire i ricavi realizzati attraverso le piattaforme web, spesso con sedi al di fuori dei paesi in cui operano. La comunicazione standardizzata a livello europeo mira a colmare questa lacuna, permettendo un controllo più efficace dei volumi di affari e facilitando eventuali contestazioni.
Entro il 31 gennaio 2024, i gestori di piattaforme digitali residenti in Italia, e in alcuni casi anche i gestori stranieri “non-Ue”, dovranno inviare i dati richiesti all’Agenzia delle Entrate. Successivamente, queste informazioni saranno condivise con le autorità degli altri paesi Ue, in base allo Stato di residenza del venditore.
Le nuove regole interessano un ampio spettro di attività online, dai marketplace che intermediano l’e-commerce, come la vendita di vestiti, ai portali per gli affitti brevi, fino alle piattaforme di noleggio di mezzi di trasporto e servizi alla persona. Tuttavia, alcuni soggetti rimangono esclusi da queste disposizioni, come i grandi fornitori di alloggi nel settore alberghiero e i piccoli inserzionisti, definiti come venditori per i quali il gestore di piattaforma abbia intermediato meno di 30 attività e con un corrispettivo totale non superiore a 2mila euro all’anno.