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Settore edile, al via la formazione per l’inserimento di rifugiati e richiedenti asilo

 

I titolari di protezione speciale, i minori stranieri non accompagnati e coloro che hanno fatto ingresso in Italia come minorenni soli, ma che nel frattempo hanno raggiunto la maggiore età, potranno fruire di percorsi formativi al fine del loro inserimento lavorativo nel settore dell’edilizia

 

Il Ministero del lavoro, il 16 maggio 2022, ha siglato un protocollo d’intesa, della durata di tre anni, con il Ministro dell’Interno, il presidente di ANCE e i segretari generali di FILLEA-CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL, al fine favorire l’inserimento socio-lavorativo dei richiedenti e titolari di protezione internazionale e altri cittadini stranieri in condizione di vulnerabilità, tramite percorsi formativi e opportunità di lavoro nel settore edile.

 

Nel settore delle costruzioni, la manodopera straniera rappresenta oltre il 17% degli occupati, un’incidenza ben superiore alla media del 10% di stranieri che si registra sul totale degli occupati in Italia. Nelle costruzioni si concentrano anche il 21% di imprenditori migranti, nella maggior parte dei casi transitati prima per rapporti di lavoro dipendente. Alla luce di quanto osservato in passato per altri consistenti flussi migratori, il settore edile potrebbe offrire importanti opportunità di impiego e di integrazione in Italia anche per richiedenti asilo, rifugiati e altre categorie di migranti vulnerabili in possesso di titolo di soggiorno che consente lo svolgimento di attività lavorativa.

 

È per questo motivo che il protocollo si rivolge, oltre ai richiedenti e titolari di protezione internazionale o temporanea, anche ai titolari di protezione speciale, ai minori stranieri non accompagnati in transizione verso l’età adulta e ai cittadini stranieri maggiorenni entrati in Italia come minori stranieri non accompagnati. Si tratta comunque di soggetti stranieri titolari di permessi di soggiorno che consentono l’attività lavorativa.

 

Ulteriori condizioni di vulnerabilità potranno, in ogni caso, essere valutate tra le Parti firmatarie del Protocollo per estendere di comune accordo la platea dei beneficiari, garantendo anche la pari opportunità tra donne e uomini.

 

In conclusione, i percorsi formativi e le altre misure di politica attiva del lavoro sono destinati a garantire esperienze nelle aziende associate, con l’obiettivo di un successivo inserimento lavorativo.

 

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