Start up e gestione della crisi: perché serve un approccio rigoroso già nella fase iniziale. Gli strumenti giuridici spesso non bastano

Le start up rappresentano un elemento chiave nell’ecosistema dell’innovazione, ma la loro fragilità strutturale rende il percorso imprenditoriale particolarmente esposto al rischio di insuccesso. Secondo un’analisi condotta da Assolombarda nel 2024, su un campione decennale (2012-2023), emerge che entro sei anni dalla costituzione, il 30% delle start up innovative italiane cessa l’attività, principalmente per:

  • modelli di business insufficientemente solidi;

  • sottovalutazione degli aspetti legali, amministrativi e fiscali;

  • difficoltà strutturale nel reperire risorse finanziarie adeguate.

In questo contesto, sebbene il legislatore abbia previsto alcune agevolazioni per le imprese innovative nei primi cinque anni di attività, gli strumenti offerti dal Codice della crisi risultano spesso inadeguati per affrontare le criticità tipiche delle start up.

I limiti degli strumenti di gestione della crisi nelle start up

Le start up possono teoricamente accedere a procedure come:

  • la composizione negoziata della crisi;

  • il concordato minore;

  • la liquidazione del patrimonio.

Tuttavia, come rilevano diversi operatori professionali, tra cui studi legali e tributari specializzati, questi strumenti si rivelano spesso inefficaci per le start up per almeno tre motivi:

  1. Mancanza di un track record economico: la giovane età dell’impresa non consente di esprimere un valore economico chiaro e documentabile;

  2. Patrimonio limitato o assente: molte start up basano il proprio valore su asset intangibili (come brevetti o know-how) difficilmente valorizzabili in sede di crisi;

  3. Debole capacità di attrarre nuova finanza: in mancanza di garanzie reali o storicità, la possibilità di coinvolgere nuovi investitori o creditori è fortemente ridotta.

L’importanza di una diagnosi preventiva e di controlli rigorosi

Gli studi professionali più evoluti, adottano approcci strutturati che prevedono:

  • uno screening etico e legale della start up prima dell’avvio delle attività;

  • la costruzione di un business plan dettagliato, con simulazioni di scenari economici e analisi dei punti critici;

  • controlli periodici e verifiche di sostenibilità economica già nei primi anni.

Questa impostazione rigorosa è oggi imprescindibile, considerando che:

  • Molti startupper sottovalutano la componente gestionale, concentrandosi solo sullo sviluppo del prodotto o servizio;

  • I benefici fiscali previsti per le start up innovative, come l’esclusione da procedure concorsuali tipiche, rischiano di essere percepiti solo in modo astratto e tardivo;

  • Gli investitori professionali richiedono verifiche documentate e un approccio disciplinato già dalle fasi iniziali.

Esempio pratico: gestione del passaggio critico

Un caso frequente riguarda la start up che, trascorsi i primi tre anni di attività, registra difficoltà nel reperimento di nuovi capitali, si avvicina al termine del quinquennio di agevolazioni e inizia a manifestare tensioni di liquidità. Se l’impresa ha già implementato:

  • un modello di controllo interno;

  • un monitoraggio costante degli indicatori di crisi;

  • una gestione amministrativa puntuale;

è possibile intervenire con soluzioni mirate, tra cui:

  • rafforzamento patrimoniale con strumenti finanziari specifici;

  • rinegoziazione strutturata dei debiti;

  • valutazione concreta della composizione negoziata solo se ci sono margini di sostenibilità.

Al contrario, senza questi presidi, le difficoltà evolvono rapidamente in insolvenza conclamata, rendendo impraticabili le soluzioni legali disponibili.

Le criticità normative e gli spazi di intervento

Come rileva il mondo professionale, gli strumenti oggi previsti non sono sufficientemente calibrati sulle start up. In particolare:

  • la composizione negoziata richiede un progetto di continuità difficilmente realizzabile se la start up non dispone di basi patrimoniali solide;

  • l’assenza di un sistema agevolato per gli investitori che subiscono perdite frena l’afflusso di capitale di rischio;

  • la gestione delle crisi è spesso condizionata da autocertificazioni sull’innovatività, che non sempre corrispondono a reali elementi di valore.

Perché serve una consulenza specializzata fin dall’inizio

Il contesto attuale impone un cambio di paradigma nella gestione delle start up:

  • Non basta valorizzare le opportunità fiscali nei primi cinque anni;

  • Serve un approccio preventivo, tecnico e strutturato, che preveda fin dall’avvio:

    • analisi giuridico-amministrativa;

    • controllo puntuale della sostenibilità finanziaria;

    • predisposizione di scenari alternativi in caso di crisi.

Beneggi e Associati, forte di un’esperienza consolidata in consulenza strategica e societaria, guida start up e investitori con un metodo rigoroso, anticipando le criticità e costruendo percorsi solidi di sviluppo, in coerenza con la gestione anticipatoria del rischio.

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