Dal 1° gennaio 2025, gli investimenti in start up innovative godono di una detrazione fiscale del 65% anziché del 50%. Ma il beneficio non è automatico: serve un’istanza preventiva, il rispetto di vincoli rigorosi e la consapevolezza delle soglie previste dal regime “de minimis”. In alcuni casi, inoltre, la detrazione si trasforma in credito d’imposta, utilizzabile in compensazione. Vediamo cosa serve per evitare errori.
Chi può usufruire della detrazione del 65%
L’agevolazione riguarda esclusivamente le persone fisiche che investono in start up innovative, fino al terzo anno di iscrizione nella sezione speciale del registro imprese. Non si applica alle PMI innovative, né a chi supera determinati limiti di partecipazione o intrattiene rapporti commerciali significativi con la start up.
In particolare, la detrazione non spetta se:
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la partecipazione supera il 25% del capitale sociale o dei diritti di voto;
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l’investitore è anche fornitore della start up per oltre il 25% dell’investimento.
Procedura: tutto va fatto prima dell’investimento
Per accedere all’agevolazione è obbligatorio compilare un’istanza preventiva sulla piattaforma Invitalia (https://padigitale.invitalia.it/), tramite SPID, CIE o CNS del legale rappresentante della start up.
Dati richiesti:
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anagrafica della start up e dell’investitore
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tipologia dell’investimento (diretto/indiretto)
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eventuale appartenenza dell’impresa a un “gruppo” ai sensi del Regolamento UE 2831/2023
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importo complessivo dell’investimento
Completata l’istanza, il sistema rilascia una ricevuta da firmare digitalmente e ricaricare. Il Mimit verifica il rispetto del plafond “de minimis” e rilascia certificazione via PEC, necessaria per la detrazione.
Attenzione ai documenti richiesti in fase di controllo
Anche se la certificazione Mimit è l’unico documento necessario, l’Agenzia delle Entrate in caso di controllo richiede spesso:
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business plan con exit strategy
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atto notarile di aumento di capitale
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copia del bonifico bancario
Il timing conta: la data chiave è il deposito al registro imprese
L’investimento si considera effettuato non alla data del bonifico, ma al momento del deposito dell’aumento di capitale presso il registro imprese. In prossimità della fine dell’anno, è essenziale coordinarsi con il notaio per non perdere l’anno fiscale di riferimento.
La novità del credito d’imposta
Dal 2023, la quota della detrazione del 65% non utilizzabile per incapienza può essere convertita automaticamente in credito d’imposta (codice tributo 7076), da usare in compensazione tramite F24.
Questo è particolarmente vantaggioso per i soggetti in flat tax, come i forfettari, che prima non potevano sfruttare pienamente la detrazione.
Esempio operativo:
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Detrazione spettante: 10.000 euro
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Imposta lorda: 6.000 euro
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Differenza (4.000 euro): diventa credito compensabile
Il modello Redditi è obbligatorio (non il 730), con compilazione dei righi RP80, RN21, RX42.
Il limite “de minimis” e la soglia di 300.000 euro
La detrazione del 65% è un aiuto di Stato soggetto al regime “de minimis”, che prevede un limite massimo di 300.000 euro in tre anni per impresa unica. Il conteggio è su base mobile: ogni giorno si guarda ai 36 mesi precedenti.
Esempio pratico:
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2022: 70.000 euro di aiuti
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2023: 65.000 euro
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2024: 80.000 euro → Totale: 215.000 euro
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Nel 2025 si possono ricevere altri 85.000 euro, poi altri man mano che gli aiuti del 2022 “escono” dal triennio mobile
Chi è considerato “impresa unica”
Il Regolamento UE definisce come “impresa unica” un insieme di imprese collegate da:
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controllo societario diretto o indiretto
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influenza dominante
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accordi tra soci per il controllo delle decisioni
Ai fini del plafond, gli aiuti ricevuti da tutte le imprese del gruppo (in Italia) vanno sommati.
Cosa fare subito
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Verificare se l’impresa è nei primi 3 anni di iscrizione alla sezione speciale
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Calcolare correttamente l’investimento e il plafond residuo de minimis
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Compilare la procedura su Invitalia prima dell’aumento di capitale
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Coordinarsi con il notaio per il deposito tempestivo
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Conservare la documentazione integrativa
Perché serve una regia fiscale esperta
L’agevolazione è potente (65% su capitale investito), ma l’errore è dietro l’angolo: istanza non valida, requisiti ignorati, tempistiche sbagliate. Un partner come Beneggi e Associati garantisce non solo correttezza tecnica, ma una visione strategica sul posizionamento fiscale dell’investitore, sul bilanciamento del rischio e sull’efficienza del portafoglio.