Welfare aziendale, premio per aziende e lavoratori

 

Con lo sviluppo del welfare aziendale incentivi per imprese ed enti non profit. Nonostante il periodo emergenziale sia ormai passato, il welfare aziendale continua a riscuotere un grande appeal.

 

I dati pubblicati dal ministero del Lavoro ne sono una prova. Ad aprile 2022 il numero di lavoratori che beneficiano di misure di welfare attraverso contratti di secondo livello si attesta a 1.522.512, con un incremento di 25.027 unità rispetto ad aprile 2021. Numeri questi che dimostrano come siano in costante aumento le aziende grandi e medio-piccole che adottano politiche di welfare aziendale, consapevoli dei molteplici vantaggi per tutti i soggetti coinvolti.

 

Ma quali sono gli incentivi di cui si può usufruire? Quando si parla di welfare ci si riferisce ad un paniere di beni e servizi messi a disposizione dal datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti per consentire a questi ultimi di conciliare le proprie esigenze di vita con quelle lavorative e migliorare le condizioni del luogo di lavoro. Una politica, quella del welfare, che incide positivamente anche sul rendimento lavorativo dei dipendenti, con apprezzabili risvolti in termini di produttività. In tale ottica, l’erogazione dei benefit può essere legata anche alla qualità del lavoro prestato. In questo modo, infatti, si tende a gratificare i dipendenti per il raggiungimento di un determinato obiettivo facilitando il loro coinvolgimento nei processi di miglioramento dei risultati aziendali. Un paniere quello dei servizi di welfare, peraltro, recentemente ampliato per garantire sempre più un sistema che punta a premiare il lavoratore e allo stesso tempo aiutarlo nella propria vita quotidiana. Si pensi ad esempio alle novità introdotte dal Dl 21/2022 che hanno permesso ai datori di lavoro privati di assegnare a ciascun dipendente buoni carburante totalmente esenti Irpef fino a un importo annuo di 200 euro.

 

Il welfare aziendale si è scoperto anche capace di incrementare la responsabilità sociale dei datori di lavoro che introducono questi piani. È il caso dei benefit aventi utilità sociale che solitamente sono forniti da realtà non profit impegnate nel sociale.

 

Modelli virtuosi di welfare, quindi, che favoriscono il benessere dei lavoratori, sostengono l’azione socialmente rilevante dei fornitori non profit e migliorano il profilo reputazionale delle aziende. Sotto il profilo dei vantaggi economici e sociali del welfare aziendale questi sono connessi anche al trattamento fiscale riservato al datore di lavoro e al lavoratore.

 

Sul primo fronte, l’agevolazione fiscale introdotta per incentivare la diffusione del welfare aziendale riguarda le spese sostenute per l’erogazione dei benefit. Il loro costo è deducibile integralmente, anche nel caso in cui riguardi i cosiddetti oneri di utilità sociale, a condizione che siano previsti in contratto collettivo di primo o secondo livello o regolamento aziendale. Oneri, questi, che consistono nella fruizione di opere, beni e servizi aventi finalità socio-assistenziale.

 

Sul secondo fronte, è prevista una esenzione fiscale e previdenziale per il paniere dei servizi e dei beni elencati all’articolo 51, commi 2 e 3, Tuir (previdenza, assistenza sanitaria). A questo si aggiunga anche l’assegnazione del cash bonus collegato ad obiettivi incrementali volti al coinvolgimento dei lavoratori. In tal caso, l’incentivo consiste nell’applicazione di una imposta sostituiva al 10% e, in caso di sostituzione in welfare, nella esenzione totale o parziale dei benefit scelti.

 

Il welfare aziendale si è quindi rivelato un fenomeno dinamico capace di rispondere a esigenze e bisogni differenti. Un ulteriore profilo di dinamismo deriva dalla possibilità, di assegnare i benefit mediante voucher.

 

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