La sospensione degli ammortamenti per i beni materiali e immateriali è stata estesa ai bilanci del 2023, come previsto dall’articolo 3, comma 8, del decreto Milleproroghe 198/22. Per le imprese Oic adopter, questa norma è stata già applicata per i bilanci del 2020, 2021 e 2022 dal decreto sostegni ter, legge 25/2022. Tuttavia, l’utilizzo di questa norma, che era già problematico per i bilanci del 2022, ora è stato riproposto per i bilanci del 2023, il che impone alcune considerazioni per entrambe le annualità.
Già per i bilanci del 2022, la sospensione degli ammortamenti è stata più teorica che pratica, dal momento che non esiste più la deroga al presupposto della continuità aziendale. Ciò significa che potrebbe interessare solo poche imprese, ad esempio quelle colpite dagli effetti della guerra in Ucraina.
È importante ricordare che le imprese che hanno sospeso gli ammortamenti nei bilanci del 2020 e del 2021 devono considerare l’effetto che ciò avrà sui bilanci successivi. L’ammortamento slitterà di un anno (o di due se applicato anche nel 2020), se compatibile con la possibilità di estendere la vita utile del bene. In caso contrario, le quote di ammortamento non contabilizzate saranno spalmate lungo la vita utile residua.
Per i bilanci del 2022, le imprese possono applicare le regole contabili utilizzate nei bilanci precedenti del documento Interpretativo 9 dell’Oic, regole che potrebbero valere anche per i bilanci del 2023. Tuttavia, la loro applicazione pratica è legata alla parte “alta” del conto economico, costituita dalla differenza tra il valore della produzione e i costi della produzione.
La sospensione parziale degli ammortamenti può essere giustificata solo in situazioni oggettive legate all’utilizzo dei cespiti, e in questi casi si rientra nelle regole generali del Codice civile (articolo 2426, n. 2) e nel principio contabile Oic 16.
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