Secondo gli ultimi dati forniti da Federfarma, le attività di questo genere in Italia attualmente operative sono 18.549, vale a dire una ogni 3.271 abitanti, numeri in linea con la media europea. Inoltre, per distinguerle, le farmacie pubbliche sono 1.656, mentre quelle private sono 16.893. Si tratta di dati preliminari che vanno ben oltre lo status di curiosità o informazione, poiché, a differenza di tantissime attività, l’apertura di una farmacia richiede passaggi non previsti in altre circostanze. Requisiti specifici previsti dalla legge: difatti, i rapporti tra le farmacie e il Servizio sanitario nazionale sono regolati da una Convenzione Nazionale stipulata tra Federfarma e le Regioni. Un sistema di regole finalizzato a garantire al cittadino di trovare sempre e ovunque, con facilità, una farmacia aperta, in grado di fornire tutti i farmaci e i servizi necessari.
Proprio in virtù della normativa attualmente vigente, è possibile costituire una farmacia privata conferendo la titolarità ad una persona fisica, a più persone riunite in una società in nome collettivo (snc) o a più persone organizzate in una società a responsabilità limitata (srl) o società cooperativa a responsabilità limitata (scarl).
Inoltre, c’è anche un criterio demografico da tenere in considerazione: l’apertura di una farmacia privata è possibile ogni 3.300 abitanti, in una sede vacante (quindi dove non c’è già una farmacia) o prendendo in gestione un’attività già avviata. Per svincolarsi da questi criteri selettivi la strada da intraprendere potrebbe essere quella di aprire una farmacia comunale, ma per farlo è necessario superare un concorso specifico. Pertanto, i tempi si dilaterebbero ulteriormente. Inoltre, per la legge non è obbligatorio che il titolare sia un farmacista, titolo invece obbligatorio per chi si occuperà della vendita dei medicinali. Infatti, in assenza di una figura professionale idonea nell’organigramma della società costituita per la gestione della farmacia, è necessario assumere un laureato in Farmacia o in Chimica e tecnologie farmaceutiche regolarmente iscritti agli ordini professionali di competenza.
Passando al piano pratico, occorre dunque innanzitutto costituire una società; quindi, acquistare una licenza in quanto in assenza di questo requisito specifico è impossibile l’avviamento della stessa. A questo proposito, essendo l’apertura di una farmacia vincolata anche a fattori demografici, la disponibilità delle licenze è regolamentata da appositi bandi pubblicati periodicamente sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana. Il prezzo finale di acquisto dipende da molti fattori: lo storico, la redditività, l’ubicazione e le possibilità di crescita. Mediamente, una licenza può avere un costo intorno ai centomila euro, fino anche a qualche milione di euro, per esercizi che sono posizionati in luoghi strategici delle grandi città. Oltre al costo della licenza vanno aggiunti anche quelli dell’affitto, o dell’acquisto del locale, delle apparecchiature tecnologiche, comprensive di computer e software gestionali. A questi si aggiungono anche i costi dei primi ordinativi, in base alla grandezza della farmacia, e quelli relativi all’eventuale personale impiegato.
Da un punto di vista operativo, per essere autorizzati alla vendita dei medicinali un’autorizzazione necessaria, da ottenere mediante domanda da inoltrare al ministero della Salute, è quella che consente di ottenere il codice di tracciabilità del farmaco, mentre per la messa in commercio di integratori, prodotti per l’igiene, cosmetici – ovvero prodotti non medicinali – è necessario rivolgersi allo Sportello unico delle attività produttive del proprio Comune di residenza: è inoltre obbligatorio richiedere all’Azienda sanitaria locale la concessione sanitaria per l’esercizio farmaceutico. Passando alle entrate, una buona pase di partenza è quella di realizzare il prima possibile un buon business plan, tenendo conto che sui farmaci con ricetta il farmacista solitamente percepisce una percentuale che varia in base al costo del farmaco e che i rapporti tra farmacie e Servizio Sanitario Nazionale sono regolati da una convenzione stipulata tra Federfarma e le Regioni. D’altro canto, è lecito prevedere un ricarico maggiore sui prodotti vendibili senza prescrizione medica.
Infine, occorre segnalare i bandi previsti dal Pnrr per le farmacie rurali: l’obiettivo dell’iniziativa è rendere queste farmacie sussidiate in grado di ampliare la gamma dei servizi sanitari offerti alla popolazione, in particolare in aree marginalizzate, in aderenza a quanto stabilito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: possono accedere al bando le attività che operano in comuni e centri abitati con una popolazione inferiore ai 3mila abitanti, che presentino la domanda di partecipazione, compilata dal titolare o dal rappresentante legale della farmacia, entro il 30 giugno 2022.
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