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Crisi, una check list guida l’imprenditore a definire il piano di salvataggio

 

Il decreto della Giustizia ricorda l’importanza della redazione di un piano da parte dell’imprenditore, nel momento in cui decide di intraprendere il percorso di risanamento.

 

In ogni caso occorre che l’imprenditore lo metta a punto, in tempi brevi, nel corso della composizione negoziata per individuare le proposte da formulare alle parti e la soluzione idonea per il superamento della crisi.

 

Le risposte alle domande contenute nella check-list costituiscono le indicazioni operative per la redazione del piano e «debbono intendersi come recepimento delle migliori pratiche di redazione dei piani d’impresa e non come precetti assoluti. Gli effettivi contenuti del singolo piano dipenderanno infatti da una serie di variabili, e vi influiranno, tra le altre cose, la tipologia dell’impresa e dell’attività svolta, la dimensione e la complessità dell’impresa e le informazioni disponibili».

 

Il contenuto della check-list dovrebbe consentire all’imprenditore che intende accedere alla composizione negoziata di predisporre un piano di risanamento affidabile. La check-list servirà poi all’esperto per l’analisi di coerenza del piano. La redazione del piano, si premura di sottolineare il decreto, va intesa in forma dinamica, come un processo che presuppone la presenza di minimi requisiti organizzativi e la disponibilità di una situazione economico patrimoniale aggiornata. Il piano di risanamento deve muovere dalla situazione in cui si trova l’impresa e dalle sue cause, individuate in modo realistico.

 

La check-list così si dipana con decine di dettagliate domande. Sul requisito organizzativo, per esempio, l’accento cade, tra l’altro, sulla predisposizione di un monitoraggio continuativo dell’andamento aziendale, con particolare riferimento all’attivazione di un confronto con i dati di andamento del precedente esercizio in termini di ricavi, portafogli, ordini, costi e posizione finanziaria netta. Inoltre, indispensabile è la stima dell’andamento gestionale anche ricorrendo a indicatori gestionali chiave, come indici di produttività coerenti con il proprio modello di business. E ancora centrale è l’esistenza di un piano di tesoreria a sei mesi.

 

Altro elemento è quello dell’andamento della situazione contabile e dell’andamento corrente, da fotografare attraverso punti come la disponibilità di una situazione contabile con le rettifiche di competenza e gli assestamenti di chiusura, l’esistenza di un prospetto con l’anzianità dei crediti commerciali e le cause del ritardo di incasso (in assenza, si suggerisce, sarebbe opportuna una classificazione in base all’anzianità), un prospetto con le rimanenze di magazzino e i tempi di movimentazione. La check-list si occupa poi dell’individuazione delle strategie di intervento, delle proiezioni dei flussi finanziari, del risanamento del debito e di una parte dedicata ai gruppi di imprese, con un’attenzione particolare ai condizionamenti reciproci in tema di continuità.

 

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