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Fatture false, i cinque indici Uif per smascherare le società cartiere

 

Cinque indici per individuare una società «cartiera» cioè un’impresa dedita all’emissioni di false fatture. A fornire queste indicazioni è uno studio svolto da alcuni funzionari dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia.

 

Gli esiti dell’analisi sono particolarmente interessanti perché per la prima volta, finalmente, si provano a definire le caratteristiche delle società cartiere. L’analisi è di fondamentale importanza non solo per gli investigatori e le autorità fiscali, per l’individuazione delle possibili frodi, ma anche per le imprese cui, agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, molto spesso contestano la partecipazione a frodi fiscali (alle quali in realtà non hanno mai partecipato). Buona parte di queste contestazioni infatti sono motivate dalla malafede dell’impresa acquirente, che, secondo i verificatori, se avesse applicato l’ordinaria diligenza si sarebbe accorta di acquistare bene e servizi da una cartiera

 

L’amministrazione, in presenza di frodi fiscali caratterizzate, di sovente, dall’emissione di fatture da parte di soggetti che in realtà non sono coloro i quali realmente cedono beni o prestano servizi (fatture soggettivamente inesistenti), forte della consolidata giurisprudenza comunitaria e di legittimità, contesta alle imprese acquirenti l’indetraibilità dell’Iva sugli acquisti. L’acquirente, a questo punto deve provare la propria buona fede, vale a dire l’inconsapevolezza di partecipare a una frode commessa da altri e quindi che non poteva rendersi conto che il proprio fornitore (di norma una cartiera) fosse un soggetto coinvolto in una frode

 

In presenza di acquisti da cartiere o da soggetti coinvolti in frodi Iva, l’amministrazione finanziaria, pressoché automaticamente, riprende a tassazione in capo al cliente (spesso estraneo alla frode) l’Iva assolta sugli acquisti. La buona fede infatti non viene mai riconosciuta fino all’emissione dell’atto impositivo. Di norma la Guardia di Finanza ritiene che tale prova debba essere fornita all’agenzia delle Entrate cui compete l’emissione dell’accertamento, e l’agenzia delle Entrate, dal canto suo, rinvia al giudice tributario la valutazione della sussistenza, o meno della buona fede dell’acquirente, non assumendosi alcun onere al riguardo e limitandosi a contestare l’indebita detrazione Iva.

 

Lo studio dell’Uif prova finalmente, seppur con le ovvie cautele e limitazioni che richiedono in via generale studi di questo tipo, a delineare l’identikit delle cartiere. In sostanza sono elaborati degli indici in presenza dei quali si potrebbe ragionevolmente sospettare che la società interessata sia una “cartiera”. Tale elaborazione non è di poco conto. Essa è utile per gli investigatori impegnati a scoprire eventuali soggetti sospettati di emissione di false fatture. Al contempo però fornisce elementi anche per le imprese per le opportune valutazioni rispetto ai propri fornitori. È possibile infatti in presenza di contestazioni fiscali valutare gli indici, in assenza dei quali, la buona fede risulta più evidente, non potendosi rilevare la natura di cartiera dei propri fornitori neanche sotto tale profilo.

 

Parimenti le indicazioni dell’Uif potrebbero rivelarsi utili nella predisposizione dei modelli organizzativi previsti dal Dlgs 231/2001 in merito alla prevenzione del reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di false fatture. Si tratta infatti di indici da valutare, in via preventiva, dagli addetti agli acquisti onde verificare sospetti sul fornitore.

 

Lo studio dell’Uif rileva che, da un punto di vista oggettivo la cartiera si caratterizza per una movimentazione bancaria molto rilevante con entrate a cifra tonda riferite al pagamento di fatture di altre società e da uscite, proporzionali alle entrate, dovute a ripetuti prelievi da parte degli amministratori giustificati come pagamenti a fornitori. Sui conti delle società cartiere raramente si riscontrano operazioni tipiche delle imprese reali, come pagamenti di utenze, di tributi, emolumenti eccetera, mentre in genere il saldo contabile del rapporto è prossimo allo zero.

 

Vediamo nel dettaglio i cinque indicatori elaborati dallo studio Uif.

 

Qimmat (immobilizzazioni materiali/attivo): Descrive la struttura operativa e produttiva della società. Il quoziente varia fra 0 e 1 e tende a zero se le immobilizzazioni materiali sono minime o nulle rispetto al totale dell’attivo, caso tipico delle cartiere. Per le cartiere le immobilizzazioni materiali dovrebbero essere nulle o molto basse: operano senza una reale struttura operativa e produttiva (automezzi, impianti, macchinari, attrezzature, arredi, pc, immobili eccetera). Si potrebbero presentare casi di falsi positivi in presenza di cespiti completamente ammortizzati o di beni in leasing contabilizzati come meri affitti, non “catturati” dal quoziente in esame.

 

Qonfin (interessi e altri oneri finanziari/ricavi): Rappresenta il costo dell’indebitamento. L’assenza di debiti bancari nel sistema produttivo italiano è alquanto rara soprattutto nell’avvio di un’impresa. L’assenza di debiti bancari avviene in genere perché la cartiera, non vuole essere sottoposta ad alcuno screening da parte del sistema bancario.

 

Qpatr (capitale sociale versato + riserve nette)/passivo: Descrive l’investimento diretto dei soci nella società. Le cartiere si caratterizzano per un ridotto capitale sociale e scarse riserve, segno dell’assenza di progettualità imprenditoriale. Un caso di falso positivo può riguardare le società di grandi dimensioni con elevato capitale proprio e elevato costo dell’indebitamento a cui tuttavia si associano anche passivi e ricavi molto elevati. In tali casi, si rileverà un ridotto capitale proprio rispetto al totale delle fonti di finanziamento e un basso rapporto Qonfin per gli elevati ricavi che riducono il quoziente.

 

Qacco (acquisti netti + costi per servizi e godimento di beni di terzi)/ricavi: Le cartiere presentano ingenti ricavi, a causa dell’emissione di fatture, ma anche costi rilevanti per restituire i fondi ricevuti da coloro a cui favore emettono fatture. Le cartiere monetizzano la provvista attraverso cospicui prelevamenti che vengono spesso giustificati come costi aziendali di varia natura (pagamento di fornitori, consulenze esterne ecc.).

 

Qclav (spese per il personale/ricavi): Le cartiere si caratterizzano per un elevato volume d’affari in assenza di personale dipendente. Rappresentano casi di falsi positivi le società che realmente utilizzano lavoro parasubordinato registrato nella voce di conto economico “costi per servizi” e non in spese per il personale utilizzata da questo indicatore. Può infine verificarsi che la società abbia realmente un’elevata produttività con bassi costi del lavoro e elevati livelli di ricavi.

 

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