Il mondo del lavoro in Italia sta per affrontare un cambiamento significativo a seguito dell’introduzione del recente decreto legato all’attuazione del PNRR.
Con un aumento del 30% delle sanzioni per il lavoro nero, in vigore dal 2 marzo 2024, il governo italiano mira a inasprire le pene per i datori di lavoro che impiegano lavoratori senza la necessaria comunicazione di assunzione, segnando un passo importante nella lotta al lavoro irregolare.
Le sanzioni sono ora strutturate in fasce, in base alla durata dell’impiego del lavoratore in nero:
– Da 1.950 a 11.700 euro per impieghi fino a 30 giorni;
– Da 3.900 a 23.400 euro per impieghi da 31 a 60 giorni;
– Da 7.800 a 46.800 euro per impieghi oltre i sessanta giorni.
Questa gradazione delle sanzioni vuole colpire con maggior forza i casi di lavoro nero prolungato, aumentando la penalità in proporzione alla gravità della violazione.
L’aumento delle sanzioni non si ferma qui: impiegare lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno, minori non in età lavorativa, o lavoratori beneficiari di determinati sostegni sociali comporta un ulteriore aumento del 20% della sanzione.
Questo mostra l’intenzione del governo di tutelare particolarmente categorie di lavoratori ritenute più vulnerabili.
Nonostante l’inaspriremento delle pene, il decreto lascia uno spiraglio ai datori di lavoro disposti a regolarizzare la posizione dei loro lavoratori.
Attraverso la procedura di diffida, infatti, è possibile accedere al pagamento della sanzione nella misura minima prevista, a patto di regolarizzare il lavoratore entro 120 giorni dalla notifica del verbale di accertamento.
Questo include l’assunzione del lavoratore con contratto a tempo indeterminato o determinato di almeno tre mesi, oltre al versamento dei contributi dovuti.
Immaginiamo un bar in centro città che impiega un barista senza la dovuta comunicazione di assunzione per un periodo di 25 giorni. Secondo le nuove disposizioni, il datore di lavoro si troverebbe a dover pagare una sanzione compresa tra 1.950 e 11.700 euro. Se decidesse di regolarizzare la posizione del barista attraverso la procedura di diffida, potrebbe ridurre la sanzione al minimo di 1.950 euro, assumendo il lavoratore con un contratto adeguato e versando i contributi previdenziali dovuti.
Consideriamo un’azienda agricola che utilizza due braccianti per la raccolta stagionale, senza regolare assunzione, per un periodo di 45 giorni. In questo caso, la sanzione varierebbe da 3.900 a 23.400 euro per ciascun lavoratore. Se l’azienda decidesse di aderire alla procedura di diffida, regolarizzando i lavoratori e mantenendoli in servizio per almeno 90 giorni, l’importo della sanzione sarebbe ridotto al minimo per ciascun lavoratore, dimostrando l’impegno verso una condotta lavorativa legale e responsabile.
Un’azienda di moda assume irregolarmente un freelance per realizzare una campagna pubblicitaria, senza inviare la necessaria comunicazione. Anche se l’azienda ha preparato i moduli F24 e 770 per il versamento delle ritenute e ha pagato il lavoratore, rischia una sanzione per lavoro nero. Tuttavia, dimostrando di aver rispettato gli obblighi fiscali, può evitare la sanzione per lavoro nero, evidenziando l’importanza di una corretta comunicazione preventiva.
Questi esempi mostrano come il decreto PNRR intenda colpire il lavoro nero, incentivando al tempo stesso la regolarizzazione dei rapporti lavorativi. L’aumento delle sanzioni mira a disincentivare le pratiche lavorative irregolari, promuovendo un ambiente di lavoro più giusto e trasparente. Allo stesso tempo, la possibilità di ridurre le sanzioni attraverso la procedura di diffida offre ai datori di lavoro un’opportunità per correggere eventuali irregolarità, sottolineando l’importanza di adottare pratiche lavorative conformi alla legge.