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Per 200mila enti non profit scatta l'obbligo del bilancio

A partire dai conti relativi al 2017 gli enti non profit sono chiamati a redigere un prospetto con regole differenziate in base alle dimensioni.
In particolare, come chiarisce l’articolo 13 del Codice del terzo settore (Dlgs 117/2017), le compagini più grandi, con entrate oltre 220mila euro all’anno, che sono circa 26mila, devono redigere un bilancio di esercizio vero e proprio, con tre elementi:
” lo stato patrimoniale;
” il rendiconto finanziario (con proventi e oneri);
” la relazione di missione, per illustrare le poste di bilancio, l’andamento economico e finanziario dell’ente e i modi con i quali persegue le sue finalità.
Le organizzazioni con entrate sotto 220mila euro, che sono la maggior parte, potranno redigere invece un bilancio “semplificato”, ovvero “un rendiconto finanziario per cassa”.
Dall’universo non profit, che annovera oltre 300mila organizzazioni, vanno escluse in questo caso le oltre 100mila associazioni sportive dilettantistiche iscritte al Coni (Asd): le norme che le riguardano non sono state abrogate, infatti, dal Codice del terzo settore.
Entreranno nella disciplina del Codice, invece, quelle che decideranno di iscriversi al Registro unico del terzo settore (non ancora costituito), cambiando regime fiscale.
Quando sarà costituito il Registro unico, gli enti dovranno depositare i bilanci e i rendiconti delle raccolte fondi svolte nell’anno precedente, presso lo stesso registro, entro il 30 giugno di ogni anno.
Per il 2018, non c’è il vincolo del deposito.
L’obbligo del bilancio rappresenta un cambio di rotta per il terzo settore rispetto al passato: a parte gli enti con la qualifica fiscale di Onlus, infatti, gli altri non avevano particolari obblighi contabili.
L’articolo 20 del Codice civile prevede un obbligo generico per le associazioni di approvare un bilancio al termine dell’esercizio, ma, data anche la molteplicità di forme organizzative nel mondo non profit, non esistevano regole uguali per tutti sulla struttura del documento.
La riforma del terzo settore impone ora un salto di qualità: in cambio di regole fiscali agevolate applicabili a tutti gli enti che si iscriveranno nel Registro unico, chiede più trasparenza e una gestione più professionale delle organizzazioni.
Gli enti con incassi sopra il milione di euro dovranno redigere e pubblicare sul proprio sito anche il bilancio sociale.
Dal 2019, le organizzazioni con entrate sopra 100mila euro dovranno pubblicare i compensi versati ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, ai dirigenti e agli associati.
Quando la riforma sarà entrata a regime, le associazioni che superano certe dimensioni dovranno avere anche un organo di controllo e un revisore dei conti.
Tornando all’obbligo del bilancio, gli schemi per redigerlo non sono stati ancora predisposti dal ministero del Lavoro, ma lo stesso dicastero ha chiarito in una circolare del 29 dicembre scorso che “l’attuale mancanza della modulistica (…) non esonera gli enti da tale adempimento”.

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