Il blocco dei licenziamenti è stato prorogato ulteriormente per alcune categorie di imprese (tra cui l’industria tessile).
A partire dal 1° luglio 2021 una parte di datori di lavoro potrà nuovamente avvalersi della facoltà di riorganizzare o ridurre il personale in forza. Tuttavia, permangono rilevanti eccezioni per molte imprese. Il c.d. Decreto Sostegni, ha previsto due diversi termini finali del blocco dei licenziamenti:
A tale normativa si è aggiunto, dapprima, il Decreto Sostegni bis e, da ultimo, il decreto legge 30 giugno 2021, n. 99, che hanno introdotto ulteriori proroghe del divieto di licenziamenti per determinate categorie di imprese. In particolare, è espressamente preclusa la possibilità di avviare licenziamenti collettivi e di recedere dal contratto individuale di lavoro per giustificato motivo oggettivo:
Seppur non espressamente previsto dal legislatore, il divieto di licenziamento opererà anche nei confronti di quelle imprese industriali e artigiane che, avendo subito nel primo semestre del 2021 un calo del fatturato del 50% rispetto al primo semestre del 2019, dopo aver sottoscritto un contratto di solidarietà difensivo, presentino domanda di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga agli artt. 4 (durata massima complessiva) e 21 (causali di intervento Cigs) del D.Lgs. n. 148/2015, al fine di ottenere un trattamento speciale di integrazione (pari al 70% della retribuzione), anche questo non soggetto al pagamento del contributo addizionale, per una durata massima di 26 settimane da fruire entro il 31 dicembre 2021.
Restano comunque esclusi dai divieti e, quindi, possono essere legittimamente intimati in qualsiasi momento i licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell’attività dell’impresa (anche in caso di fallimento o di messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell’attività), quelli che riguardano il personale già impiegato nell’appalto che sia riassunto, a seguito del subentro, dal nuovo appaltatore nonché le risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro incentivate da un accordo collettivo aziendale stipulato con le OO.SS. comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
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